
Gli autori, grazie alle osservazioni ai raggi X del satellite della Nasa Chandra e a simulazioni al computer, hanno studiato il processo di riscaldamento estremo che subiscono gli atomi pesanti nelle regioni dove oggi si trova il resto della supernova 1987A, esplosa circa 168.000 anni fa nella Grande Nube di Magellano, una delle galassie vicine di casa della Via Lattea. Un processo di riscaldamento diverso da quello che si può sperimentare sulla Terra.
Per Miceli, “mentre nell’atmosfera terrestre il riscaldamento dovuto all’interazione con l’onda d’urto è mediato dalle collisioni fra le molecole d’aria, negli ambienti astrofisici le collisioni fra particelle non sono efficaci viste le basse densità in gioco, e il meccanismo di riscaldamento è, invece, associato a fluttuazioni elettromagnetiche. A differenza di quanto accade sulla Terra, inoltre – ha concluso Miceli – gli ioni più pesanti vengono riscaldati molto più di quelli leggeri”. Lo studio, secondo gli autori, aiuterà a capire la fisica delle esplosioni delle supernove, tra i più violenti fenomeni del cosmo.
