
Negli esperimenti i neuroni del sonno sono stati controllati nei topi utilizzando un raggio laser o dei composti chimici. In entrambi i casi, una volta accesi, i neuroni hanno indotto negli animali un sonno profondo, confermando che gli stessi neuroni danneggiati o perduti, ad esempio in seguito al normale processo di invecchiamento, portano all’insonnia.
La ricerca ha anche chiarito l’apparente contraddizione con uno studio del 2017, che indicava al contrario che l’attivazione dell’interruttore svegliava i topi: “abbiamo scoperto che quando questi neuroni vengono stimolati da una a quattro volte al secondo addormentano il cervello”, spiega Clifford Saper, uno degli autori, “invece quando vengono stimolati più velocemente, com’era accaduto nello studio del 2017, si disattivano completamente”.
I ricercatori hanno anche notato che l’attivazione continua dell’interruttore nei topi porta a una drastica riduzione della temperatura corporea di cinque o sei gradi. Per questo motivo si ritiene che gli stessi neuroni potrebbero essere coinvolti anche nel sonno prolungato e nel notevole calo di temperatura degli animali che vanno in letargo.
