Sangue: la terapia anticoagulante non aumenta il rischio operatorio gastrointestinale

piastrine(Reuters Health) – La terapia anti-piastrinica continua durante il periodo perioperatorio non aumenta il rischio di emorragie nelle procedure gastrointestinali (GI). È quanto emerge da una nuova review sistematica condotta negli Usa. Il rischio di sanguinamento intra e post operatorio nella chirurgia GI è stato associato con la terapia perioperatoria anticoagulante, ma l’interruzione di questi farmaci potrebbe non essere sicura per i pazienti che mantengono tale terapia a causa di problemi cardiovascolari.

La revisione
Fang ed i colleghi hanno confrontato il rischio di emorragie intraoperatorie e postoperatorie tra i pazienti che avevano avuto un qualsiasi tipo di chirurgia GI mentre continuavano una terapia anticoagulante con il rischio tra i pazienti che non ricevevano tale terapia nella loro review sistematica di 22 studi (un trial randomizzato, uno studio case-control, e 20 studi su coorti) provenienti da 8 paesi.

Alcune delle procedure erano chirurgiche, altre erano procedure endoscopiche eseguite principalmente da gastroenterologi. Cinque dei 22 studi hanno indicato che il rischio di emorragie intraoperatorie e postoperatorie era più alto tra i pazienti che avevano ricevuto una operazione chirurgica mentre continuavano una terapia con anticoagulanti (aspirina, clopidogrel, o terapia doppia), ma 17 studi suggerivano che non vi fossero differenze statistiche nel rischio di emorragie con o senza l’utilizzo continuato di anticoagulanti.

Il trial randomizzato aveva “un rischio di bias non chiaro”, hanno fatto notare i ricercatori nel loro rapporto pubblicato online il 5 febbraio sul Journal of the American College of Surgeons. Tra gli altri studi, nove sono stati ritenuti di alta qualità, nove di qualità media, e due di bassa qualità. “Sulla base di questa review sistematica della letteratura, concludiamo che il rischio di emorragie delle procedure GI nei i pazienti con terapia anticoagulante non è maggiore di quello dei pazienti senza terapia anticoagulante o che hanno interrotto la terapia anticoagulante”, hanno scritto i ricercatori.

“Incoraggiamo gli investigatori a continuare a studiare quest’area, e sviluppare raccomandazioni più precise: le implicazioni di questi studi non colpiscono solo le decisioni che i singoli chirurghi assumono nei vari casi, ma anche le decisioni che i sistemi sanitari prendono in termini di gestione complessiva”, ha aggiunto Fang. Il dottor Bellal Joseph del University of Arizona Medical Center di Tucson, che non è stato coinvolto nella review, ha recentemente dimostrato che la colecistectomia laparoscopica può essere condotta in modo sicuro nei pazienti che seguono una terapia a lungo termine con aspirina.

“Le decisioni dei chirurghi di interrompere i farmaci anticoagulanti prima di una operazione GI dovrebbero essere guidate dal rapporto tra rischi e benefici”, ha detto Joseph. “I benefici di ridurre il sanguinamento perioperativo sono accompagnati da un rischio concorrente di eventi trombotici, in particolare negli individui con coronaropatie. Questi rischi e benefici dovrebbero essere tenuti in considerazione prima di prendere una decisione tra l’interrompere i farmaci anticoagulanti per l’operazione chirurgica oppure il posticipare l’operazione”.

“Questo studio è importante perché la nostra popolazione sta invecchiando e sempre più pazienti richiedono operazioni chirurgiche mentre utilizzano questi farmaci”, ha concljuso il dottor Joseph. “Le ricerche future dovrebbero essere concentrate sulle linee guida per la trasfusione in pazienti che assumono questi farmaci”.

Fonte: Journal of the American College of Surgeons online

Will Boggs MD

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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