Rivoluzione telecomunicazioni: il grafene genera luce a comando

Sono passati quasi 15 anni dalla sua scoperta, ma nasconde sempre nuove sorprese: il grafene non smette mai di stupire e solo ultimamente ne è stata identificata una rivoluzionaria proprietà che potrebbe imprimere una svolta nel campo delle telecomunicazioni: il ‘materiale delle meraviglie’, costituito da un sottilissimo foglio di atomi di carbonio, è in grado di ‘accendersi’ a comando, generando un arcobaleno di luci che può essere regolato elettricamente. Il fenomeno, finora neppure previsto, potrebbe essere sfruttato per realizzare nuovi dispositivi ottici miniaturizzati per trasmettere su banda larga un’impressionante quantità di dati in modo ultra veloce. A indicarlo è lo studio pubblicato sulla rivista Nature Nanotechnology dal Politecnico di Milano con l’Universita’ di Cambridge e l’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit).

La ricerca rientra nell’ambito del progetto bandiera europeo Grafene, da un miliardo di euro in dieci anni. “Il grafene è un materiale che non finisce mai di sorprenderci – afferma Giulio Cerullo, del Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano – Sapevamo che se viene colpito con una luce infrarossa invisibile finisce col produrre un’intensa luce visibile dotata di una frequenza tripla rispetto a quella di partenza. Ciò che abbiamo scoperto con questo nuovo studio è che la luce di colore visibile generata dal grafene può essere accesa o spenta in modo molto semplice, tramite una tensione applicata al materiale. Si tratta di una proprietà unica del grafene”.

“Questo importante risultato – sottolinea Andrea Ferrari dell’Università di Cambridge – potrebbe portare a nuovi dispositivi per le comunicazioni ottiche che lavorano su un amplissimo intervallo di frequenze, consentendo l’elaborazione e la trasmissione di una grandissima quantità di informazione”. Numerose anche le applicazioni pratiche nelle tecnologie laser e nella lavorazione dei materiali. Potrebbe anche essere possibile la produzione di luce di nuovi colori da usare in spettroscopia, per consentire ai ricercatori di acquisire una nuova comprensione della materia.

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