
Lo studio
Thanh-Huyen Vu, della Northwestern University Feinberg School of Medicine di Chicago, e colleghi hanno analizzato i dati di 6014 partecipanti del Chicago Heart Association Study. All’inizio dello studio, tra il 1967 e il 1973, i ricercatori americani hanno verificato se le persone erano a basso rischio di soffrire di problemi cardiaci. I partecipanti, che avevano circa 43 anni di età, erano considerati in un profilo a basso rischio se avevano una pressione sanguigna nella norma, o minore di 120/80 mm Hg, senza assumere farmaci, livelli di colesterolo normali, un basso o normale indice di massa corporea, se non soffrivano di diabete e se non fumavano. In totale, il 6% dei partecipanti era nel profilo a basso rischio, mentre il 28% aveva due o più fattori di rischio, di cui il più diffuso era alta pressione sanguigna.
Nel 2003, al follow-up, i partecipanti dovevano quindi riferire se riuscivano a fare determinate attività quotidiane come lavarsi, vestirsi, mettersi al letto o alzarsi e sedersi o alzarsi dalla sedia. Inoltre, i ricercatori hanno valutato anche attività quotidiane che prevedono l’utilizzo di strumenti come fare la lavatrice, farsi da mangiare, maneggiare farmaci, usare il telefono o fare spese.
I risultati
Dopo 32 anni, i partecipanti avevano un’età media di 77 anni e nel 93% dei casi riportavano almeno una malattia cronica. Il 7% riferiva almeno una limitazione nelle attività quotidiane, soprattutto nel lavarsi e nel farsi la doccia, e l’11% riportava problemi con le attività che richiedevano l’utilizzo di un apparecchio, specialmente nel prepararsi il cibo.
Secondo Vu e colleghi, dunque, le persone che non avevano o avevano riportato pochi fattori di rischio a 40 anni di età avrebbero una minore probabilità di incorrere in problemi nello svolgere le normali attività quotidiane in età avanzata. Viceversa, più sono i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari e maggiore è la probabilità di avere disabilità. Le persone con meno fattori di rischio, inoltre, avrebbero meno probabilità di sviluppare una malattia cronica, diabete o patologie cardiovascolari, e sarebbero meno interessate da artrite, sciatica o fratture dell’anca.
Fonte: Circulation 2016
Madeline Kennedy
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
