(Reuters Health) – Una combinazione di 107 compressioni al minuto a una profondità di 4,7 cm costituirebbe il target ottimale per la rianimazione cardiopolmonare. È quanto emerge da uno studio dello University of Texas Southwestern Medical Center di Dallas, coordinato da Paul Pepe pubblicato da JAMA Cardiology.
Lo studio
Pepe e colleghi hanno cercato di individuare la velocità di compressione toracica (CCR) e la profondità di compressione toracica (CCD) ideali associate alla massima probabilità di sopravvivenza funzionalmente favorevole (scala di Rankin modificata), dopo un arresto cardiaco extra-ospedaliero.
Il campione di studio ha incluso 3.643 pazienti (età media, 67,5 anni; 64,4% di sesso maschile) che avevano avuto un arresto cardiaco extra-ospedaliero e per cui erano stati simultaneamente registrate velocità di compressione toracica e profondità di compressione toracica durante uno studio clinico degli US National Institutes of Health su un dispositivo.
La combinazione ottimale CCR-CCD era rappresentata da 107 compressioni al minuto a una profondità di 4,7 cm. Quando la rianimazione cardio-polmonare veniva eseguita entro il 20% di questi valori, la probabilità di sopravvivenza era significativamente più elevata (6,0% vs 4,3% al di fuori di tale range; odds ratio, 1,44).
La combinazione ottimale CCR-CCD è rimasta analoga a prescindere da ritmo cardiaco, età, sesso o dall’uso di un particolare dispositivo aggiuntivo per la rianimazione cardio-polmonare.
Fonte: JAMA Cardiology 2019
Marilynn Larkin
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)