
“La realtà virtuale terapeutica – ha detto la direttrice del BrainPark, Rebecca Seagrave, alla radio nazionale Abc – rappresenta un punto di svolta per le malattie mentali. Può mettere insieme il medico, il paziente e le sue cattive abitudini ricreando una realistica ‘zona calda’ della dipendenza che viene affrontata congiuntamente per rieducare il soggetto e sviluppare nuove risposte a cannabis, alcool, anfetamine o gioco d’azzardo. Nelle dipendenze vi è tutta una serie di situazioni di innesco problematico a cui è veramente difficile accedere nel mondo reale, e che si possono facilmente ricreare virtualmente in uno studio medico”.
Attraverso la realtà virtuale, ad esempio, un paziente con un disturbo ossessivo-compulsivo legato alla pulizia può essere messo alla prova affrontando degli ‘inneschi’, creando cioè sporcizia e disordine in cucina o nel bagno. I dipendenti dal gioco d’azzardo possono invece essere testati con una replica virtuale di una sala slot da poker. “Possiamo misurare la risposta cerebrale fisiologica delle persone – continua Seagrave – verso differenti aspetti del gioco d’azzardo in un ambiente virtuale ed esaminare quali aspetti sono più legati al comportamento da dipendenza”.
“Tradizionalmente le dipendenze sono trattate secondo il tipo, come assistenza psicologica per la ludopatia e farmaci per le crisi di astinenza o l’ansia. Ma questo non funziona per tutti. Noi vogliamo offrire un nuovo approccio per diagnosticare e trattare la compulsione, sfruttando i benefici offerti dalla tecnologia”.
