
“E’ una ricerca impressionante per quantità di dati raccolti”, ha commentato Annibale Puca, esperto di longevità, dell’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano (Itb-Cnr) e dell’università di Salerno. La banca dati ospita 86 milioni di profili, l’85% dei quali provenienti da Europa e Nord America, e per metterli in ordine è stata necessario l’aiuto dei matematici e della teoria dei grafi, che schematizza le informazioni. Questo ha permesso di costruire un gigantesco albero che comprende 13 milioni di persone e 11 generazioni: per convergere sull’antenato comune a tutti bisognerebbe tornare indietro di 65 generazioni.
Per Erlich, l’enorme albero di famiglia ottenuto “è qualcosa di unico” e si è rivelato una miniera di dati: ha permesso di ricostruire anche le tendenze sociali ed economiche degli ultimi 500 anni. Indica che l’industrializzazione ha profondamente modificato il lavoro e la vita familiare, persino la scelta del coniuge, a livello geografico. Prima del 1750, per esempio, la maggior parte degli americani trovava marito o moglie entro 10 chilometri dal luogo di nascita, ma dopo il 1950, la distanza si era estesa a circa 100 chilometri. Inoltre, è stata fatta anche una curiosa scoperta: tra il 1800 e il 1850 la gente viaggiava più che mai per trovare un compagno, ma era più probabile che sposasse un cugino.
Dopo il 1850 la tendenza a sposare i parenti è diminuita, ma secondo i ricercatori, è stato per effetto dei cambiamenti culturali, piuttosto che per l’aumento della mobilità e dei mezzi di trasporto. L’albero di famiglia ha fotografato anche le tendenze delle emigrazioni e indica che le donne in Europa e Nord America, negli ultimi 300 anni, sono emigrate più degli uomini, ma questi ultimi si sono spostati molto più lontano. Confrontando la durata della vita di tutti i parenti, infine, si è visto che c’è un nesso tra parentela e longevità e che i geni della longevità possono estendere la vita in media di 5 anni, tuttavia incidono per il 16% sulla durata, perché contano molto anche le abitudini.
“Condivido la correlazione tra parentela e longevità, ma – ha osservato Puca – bisogna tener presente che nella ricerca si parla di aspettativa di vita, non di longevità estrema, cioè della possibilità di arrivare a cento anni: per trarre conclusioni su quest’ultima bisogna fare studi dettagliati sul Dna”.
