Pet therapy nelle case di riposo: bene, ma con qualche accorgimento

(Reuters Health) – Gli animali da compagnia (cani, gatti, pesci, uccellini …) nelle case di cura portano benefici ma anche qualche rischio. Infatti, secondo un team di ricercatori, i pets che vengono portati all’interno delle case di cura o vi risiedono convivendo con un anziano, possono essere un vantaggio per tutti, ma gli amministratori devono anche considerare i possibili rischi come infortuni e malattie, e sviluppare politiche adeguate per evitarli.

La premessa
In un sondaggio condotto nelle case di cura dell’Ohio, è risultato che quasi tutte le strutture permettevano a tutti i tipi di animale da compagnia di visitare i residenti, ma raramente avevano politiche o protocolli adeguati a proteggere gli anziani pazienti e gli stessi animali, come  ha riportato il gruppo di studio sul Journal of Gerontological Nursing, online il 2 aprile scorso. “Gli animali domestici sono una parte incredibilmente importante nella vita delle persone, e quando queste si trasferiscono nelle case di cura, potrebbero voler godere ancora di quella compagnia – ha dichiarato l’autore principale della ricerca, Jason Stull, assistente medico di medicina veterinaria presso la Ohio State University di Columbus – Quando gli animali fanno visita ai residenti possono alleviare lo stress e l’ansia e stimolare attività come camminare e prendersi cura degli stessi animali. La cosa più difficile, però, è capire i rischi per la salute che derivano dalla stretta convivenza con gli animali.”

Lo studio
I ricercatori hanno intervistato 95 amministratori di case di cura in tutto l’Ohio per capire quali tipologie di residenza consentissero l’accesso di animali domestici, la quantità e il tempo delle visite da parte dei pets, se qualche animale appartenesse al personale o alla struttura stessa e se esistessero politiche per affrontare i rischi. Gli studiosi hanno scoperto che il 99% delle case di cura che hanno risposto al sondaggio, consentivano animali in visita o residenti all’interno della struttura, compresi cani, gatti, uccelli, pesci, rettili e anfibi, cavalli pony, roditori come criceti e ratti, e animali da fattoria come capre e maiali. Nel complesso, il 71% di queste strutture era attrezzato con programmi di socializzazione che coinvolgono animali (attività assistite con i pets) e il 59% era dotato dei programmi di terapia fisica (esercizio fisico, riabilitazione, piscine, etc …) che coinvolgevano anche gli animali.

Le conclusioni
I responsabili delle case di cura hanno notato benefici fisici, sociali ed emotivi che i pazienti riportavano a seguito delle esperienze con i pets, sottolineando che gli anziani sembravano più felici e tranquilli con il personale dopo aver passato del tempo con gli animali. Sebbene il 93% delle strutture abbia riferito di avere una politica specifica riguardo gli animali, la maggior parte di queste politiche ha presentato criticità riguardo ai problemi di salute e sicurezza, come infezioni o malattie che gli animali domestici potrebbero veicolare. La maggior parte delle politiche designava operatori sanitari competenti per gli animali e aveva i titoli per le vaccinazioni. La maggior parte delle politiche escludeva anche gli animali che di recente avessero avuto diarrea, vomito o altro malessere.Meno della metà delle case di cura aveva politiche in materia di igiene delle mani, procedure per lesioni come morsi di animali o di addestramento del personale specifico per gli animali domestici.

Le soluzioni suggerite
Gli studi futuri dovrebbero analizzare le modalità con cui determinate categorie di animali – come animali da assistenza, animali da terapia assistita e animali di sostegno emotivo – possono aiutare meglio i residenti nelle case di cura. “Ogni funzione può richiedere un diverso insieme di regole – dice Deborah Linder della Cummings School of Veterinary Medicine presso la Tufts University di Boston – l’interazione uomo-animale può essere un’esperienza molto positiva, ma deve essere condotta con attenzione in modo che non si trasformi in un’esperienza negativa. Ci sono organizzazioni che fanno un ottimo lavoro, incoraggiando gli allevatori di animali a utilizzare tutte e due le estremità del guinzaglio, in modo che tutti, anziani e operatori, possano godere di un’interazione sicura e piacevole.”
In particolare, nei pazienti con disabilità cognitive o fisiche, il personale potrebbe dover prendere ulteriori precauzioni per garantire che le interazioni tra gli animali siano sicure.

Fonte: J Gerontol Nursing
Carolyn Crist
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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