
Lo studio
Circa il 45% delle famiglie partecipanti allo studio non aveva animali domestici e un altro 8% ne aveva avuti solo durante il periodo della gravidanza. Tra le famiglie con animali da compagnia, sia durante la gravidanza che dopo, il 44% aveva solo cani, il 34% solo gatti e il 20% entrambi gli animali. I bambini esposti agli animali in gravidanza o nell’infanzia, presentavano almeno il doppio delle probabilità di avere elevati livelli di Ruminococcus e Oscillospira. Tra i bambini, le cui madri ricoverate avevano assunto antibiotici per prevenire la trasmissione vaginale del gruppo B Streptococcus durante il parto, quelli esposti agli animali da compagnia in gravidanza o dopo il parto presentavano livelli minori di Streptococcus nelle feci. E’ noto che questa famiglia di batteri causi la polmonite nei neonati. L’esposizione all’animale da compagnia è stata correlata a livelli più bassi nelle feci di enterobatteri anche nei bambini nati con cesareo che, di norma, presentano livelli elevati di questi microbi a tre mesi di età. E’ noto che tali batteri sono associati a Salmonella e ad altre infezioni.
Le conclusioni
Tutti questi risultati si aggiungono alle crescenti evidenze che collegano l’esposizione agli animali da compagnia o agli animali da fattoria con un minor rischio di problemi di salute come l’asma e le allergie, secondo quanto ha riferito Tove Fall, ricercatore allUniversità di Uppsala in Svezia. Lo studio, dicono i ricercatori, dimostra che alcuni batteri sono più comuni nella flora intestinale dei bambini nati in case dove vivono animali, non si sa come questi batteri influenzano la salute dei piccoli, ma in generale una maggiore diversità e ricchezza della flora batterica intestinale si pensa possa aiutare a proteggere il bambino da malattie legate al sistema immunitario.
Fonte: Microbiome
Lisa Rapaport
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
