Morte improvvisa: la troponina T è un marcatore predittivo efficace

(Reuters Health) – La troponina T – misurabile con un test ad alta sensibilità (hsTnT)  dopo un intervento chirurgico non cardiaco – è un marcatore predittivo efficace per identificare i pazienti con danno miocardico e aumentato rischio di morte precoce. È quanto emerge da uno studio presentato al convegno annuale dell’American College of Cardiology di Washington (DC), condotto da PJ Devereaux, direttore della divisione di cardiologia alla McMaster University di Hamilton, in Canada.

Lo studio
Devereaux e colleghi  hanno preso in considerazione oltre 21.000 pazienti di età superiore o uguale a 45 anni (età media 63 anni, 51% uomini) provenienti da 23 ospedali di 13 paesi che hanno subito una serie di trattamenti chirurgici in ospedale non riguardanti il cuore. E hanno evidenziato che tra i pazienti sottoposti a chirurgia non cardiaca un picco postoperatorio del hsTnT pari a 20 ng / L o superiore, e una variazione assoluta di 5 ng / L o superiore, dopo l’intervento chirurgico, erano significativamente associati con la mortalità entro 30 giorni.“Abbiamo scoperto che circa il 18% dei pazienti va incontro ad una lesione cardiaca dopo un intervento di chirurgia non cardiaco, ma senza il monitoraggio della troponina il 93% di questi pazienti verrà a mancare ” – ha dichiarato Devereaux – I nostri dati mostrano che le lesioni cardiache non riconosciute possono spiegare circa 1 su 4 delle morti che avvengono nei primi 30 giorni dopo l’intervento”.

Il metodo
I ricercatori hanno misurato la troponina T con il test hsTnT nell’arco di tempo compreso tra le prime 6 e 12 ore dopo l’intervento e nei seguenti tre giorni. Giunti circa a metà dello studio hanno cominciato a misurare i livelli del hsTnT anche prima di un intervento chirurgico. I risultati sono stati aggiustati per le variabili pre-operatorie e chirurgiche, note per essere associate con una mortalità a 30 giorni.
Si è così dapprima dimostrato che complessivamente l’1,4% dei pazienti è morto durante i primi 30 giorni dopo l’intervento. In particolare si è visto che i pazienti con livelli massimi di hsTnT <5 ng / L (considerato normale) avevano un rischio dello 0,1% di morire entro 30 giorni, mentre i pazienti con livelli massimi hsTnT tra 20 ng / L a meno di 65 ng / L avevano un rischio triplicato di morire entro 30 giorni (18,6%), così come un rischio di morte assoluto del 3% a 30 giorni. E ancora i pazienti con picco del livello hsTnT tra 65 ng / L e <1000 ng / L avevano un rischio 9,1% di morire entro 30 giorni, mentre quelli con picco pari o superiore a 1000 ng / L avevano un rischio del 29,6% di mortalità a 30 giorni. Infine, una variazione assoluta hsTnT 5 ng / L o più tra le misure preoperatoria e postoperatoria “ha aumentato in modo indipendente il rischio di mortalità a 30 giorni; con un RR dopo aggiustamento pari a 4.6,” ha precisato Devereaux.

Fonte: American College of Cardiology 2017 annual meeting  

Megan Brooks

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

 

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