
Lo studio
Partendo da questi presupposti, Schwellnus e colleghi hanno osservato 53 mila maratoneti che hanno partecipato alle edizioni 2013-2014 della Old Mutual Two Oceans Marathons di Città del Capo. Circa 240 hanno chiesto una consulenza medica sullo stato di salute. Le valutazioni includevano l’anamnesi e tenevano conto di tutte le richieste di consulenza medica  per sintomi quali febbre, dolori muscolari e generalizzati, stanchezza, tosse, nausea, vomito, diarrea, mal di gola, mancanza di respiro o dolore toracico. Si è così dapprima evidenziato che un totale di 172 atleti  avevano segnalato sintomi di malattie infettive acute. Di questi 101 mostravano sintomi localizzati come rinorrea o dolore al petto e 71 riportavano sintomi del tratto respiratorio o di altre infezioni sistemiche. Circa 140 atleti hanno ricevuto consigli su come gestire i sintomi, mentre a 23 è stato indicato di non iniziare la gara.
Le evidenze
Gli atleti con una malattia sistemica che avevano iniziato la gara nonostante parere medico contrario, mostravano oltre l’8% di possibilitĂ in piĂą di non riuscire a terminare la maratona, mentre tra gli atleti sani il rischio si attestava al 2%. E circa l’11% degli atleti che avevano ricevuto una diagnosi di malattia acuta durante le 24 ore o poco prima della gara, non ha portato a termine la competizione. “I maratoneti con sintomi sistemici come febbre, dolori muscolari generalizzati e dolori alle articolazioni, dolori al petto, frequenza cardiaca elevata a riposo, disidratazione da vomito e diarrea, non devono gareggiare” sottolinea Schwellnus. “Quelli che invece presentano solo sintomi localizzati, come naso chiuso o raffreddore, possono iniziare la gara, ma devono essere pronti a fermarsi se i loro sintomi peggiorano o se sviluppano nuovi sintomi”.
Fonte: British Journal of Sports Medicine 2017
Shereen Lehman
(Versione italiana Quotidiano SanitĂ / Popular Science)
