
Studiando la stabilità della rete genetica con diverse equazioni matematiche, i ricercatori hanno scoperto che nelle normali circostanze in cui si vive, le reti genetiche sono naturalmente instabili. Nel tempo, accumulano tante anomalie che a loro volta causano una minore e progressiva resistenza allo stress e un aumento della mortalità con l’avanzare degli anni. Gli animali che invecchiano poco non solo hanno reti genetiche più stabili, ma anche più resistenti allo stress. Ciò dimostra che esistono due diverse dinamiche di invecchiamento, regolate da questi tre parametri e dalla stabilità delle reti genetiche. Se il tasso di riparazione è alto o le connessioni della rete genetica abbastanza basse, allora la rete di comando rimane stabile e la mortalità indipendente dal tempo trascorso, esattamente come avviene negli animali che non invecchiano.
Se il sistema di riparazione, invece, non è abbastanza efficiente, allora le reti genetiche diventano instabili e iniziano ad accumularsi errori nella regolazione del genoma, con un processo che porta ad un invecchiamento rapido e un aumento di mortalità. Negli esseri umani e molte altre specie il tasso di mortalità’ aumenta con l’età. Le funzioni riproduttive, rigenerative e di resistenza allo stress si riducono con il passare degli anni. Secondo il modello sviluppato nello studio, la durata della vita può quindi essere aumentata “forzando” uno di questi tre parametri. Tuttavia i ricercatori precisano che occorre ancora approfondire il legame tra la stabilità della rete genetica e l’invecchiamento per aprire la strada a nuove terapie per le malattie legate all’età.
