
“Anche se non ce ne accorgiamo, la frequenza cardiaca varia moltissimo quando siamo a riposo: non lo fa in maniera casuale, ma secondo dinamiche ben precise, governate dal nervo vago”, spiega il primo autore dello studio Gaetano Valenza, del Centro di ricerca Piaggio. Per capire la ragione di questa variabilità, i ricercatori hanno preso in esame 34 volontari di cui era stata monitorata l’attività cerebrale attraverso la risonanza magnetica funzionale a riposo, mentre veniva registrato il battito cardiaco come misura indiretta del nervo vago.
“Applicando dei modelli matematici a questi dati, abbiamo scoperto quali regioni del cervello si attivano in correlazione col nervo vago: sono la corteccia cingolata e paracingolata, la corteccia orbitofrontale, la circonvoluzione frontale superiore e media, il planum temporale e l’ippocampo sinistro”, precisa Valenza. Queste aree formano la Rete Autonomica Complessa Centrale (Ccan): quando è accesa diminuisce l’attività del nervo vago (che agisce come un freno sul cuore) e aumenta il battito cardiaco.
“I risultati – aggiunge Valenza – suggeriscono che le aree Ccan e quindi le connessioni complesse cuore-cervello possano essere compromesse nel caso di disturbi psichiatrici e neurologici. Questa rete potrebbe anche essere alla base del legame tra depressione e patologie cardiovascolari come ictus e malattie coronariche”.
