La schizofrenia aumenta il rischio di sindrome di Brugada

(Reuters Health) – Un “considerevole sottogruppo” di pazienti con disturbi dello spettro della schizofrenia presenta un tracciato ECG che farebbe ipotizzare la presenza della sindrome di Brugada.
È quanto afferma un gruppo di ricercatori guidato da Arjen Sutterland, dell’Università di Amsterdam, in Olanda, che ha pubblicato uno studio su Schizophrenia Research.

Lo studio
Il team ha analizzato l’ECG di 388 pazienti con sindrome di Brugada di recente insorgenza e 844 controlli.
Tra le diagnosi figuravano quelle di schizofrenia, nel 71% dei casi, di disturbo schizoaffettivo, nel 14%, il di disturbo schizofreniforme, nel 6%, e si psicosi, nell’8,5% dei casi.
Quasi l’8% dei pazienti aveva usato cannabis, il 90% era in trattamento con antipsicotici, l’81% con farmaci che prolungano il QT e il 7% con antidepressivi.

Dai risultati è emerso che l’8,5% dei pazienti con schizofrenia contro l’1,5% dei controlli sani mostrava un tracciato ECG con sospetta sindrome di Brugada.

La malattia è stata poi confermata in tre pazienti tra quelli con schizofrenia e in uno tra i controlli. “Lo screening per la sindrome di Brugada nei pazienti con schizofrenia potrebbe aiutare a prevenire le morti cardiache improvvise in questa popolazione di pazienti”, hanno concluso gli autori.

“È noto che i pazienti con schizofrenia hanno una maggiore probabilità di soffrire di morte cardiaca improvvisa rispetto alla popolazione media. Un rischio che viene da sempre attribuito all’aumentata probabilità di andare incontro a malattie cardiovascolari tra questi pazienti, che generalmente conducono una vita meno sana e possono subire gli effetti collaterali dei farmaci”, aggiunge Sutterland. “Ampi studi genetici hanno però dimostrato che esistono diversi geni che influenzano il funzionamento dei canali del calcio, che a loro volta possono influenzare la neurotrasmissione e che sono alterati nella schizofrenia. Alcuni di questi geni sono implicati anche nella sindrome di Brugada”.

Al di là che sia presente o meno la sindrome, “è comunque importante uno screening cardiologico in questa popolazione di pazienti”, sottolinea Scott Krakower, dello Zucker Hillside Hospital di New York, non coinvolto nello studio.

Fonte: Schizophrenia Research
Marilynn Larkin
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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