Ipertensione: ‘pillola quadrupla’ efficace nel trattamento iniziale

(Reuters Health) – Secondo quanto riportano su Lancet alcuni ricercatori dell’Università di Sydney in Australia, la combinazione in una sola capsula – “quadpill” – di quattro farmaci antipertensivi, ciascuno a un quarto della sua dose usuale, appare efficace come trattamento iniziale per l’ipertensione.

Lo studio
La maggior parte dei pazienti con ipertensione ricevono un trattamento in monodose, ma spesso con scarso controllo della pressione arteriosa, rendendo così necessaria una polisomministrazione di farmaci nell’arco delle giornata. Per questo Clara K. Chow dell’Università di Sydney e colleghi hanno valutato l’efficacia e la tollerabilità della terapia combinata con irbesartan 37,5 mg, amlodipina 1,25 mg, idroclorotiazide 6,25 mg e 12,5 mg atenololo – che sono stati inclusi in una sola capsula (“quadpill”) per il trattamento iniziale della pressione sanguigna in uno studio caso-controllo crossover contro placebo che ha coinvolto 21 soggetti. Si è così evidenziato che la pressione sanguigna sistolica nell’arco di 24 ore era più bassa di 18,7 mm Hg e la pressione diastolica era più bassa di 14,2 millimetri Hg durante il periodo in cui veniva assunta la ‘quadpill’ rispetto a quanto avveniva durante il periodo di assunzione di un placebo. Le differenze erano simili per la sistolica e la diastolica (22,4 e 13,1 Hg), anche quando venivano misurate in ambulatorio. Tutti i pazienti trattati con la quadpill hanno raggiunto in ambulatorio valori della pressione arteriosa al di sotto di 140/90 mm Hg, rispetto a solo un terzo dei pazienti trattati con placebo. Non ci sono stati eventi avversi gravi, e nessun paziente ha presentato uno degli eventi avversi pre-specificati. I partecipanti hanno riferito che la pillola era molto semplice da assumere e che l’avrebbero senz’altro utilizzata quando disponibile.

“Per quanto ne sappiamo, i nostri risultati sono i primi vs placebo, che mostrano gli effetti completi di quattro farmaci a un quarto di dosaggio”, osservano i ricercatori. Tuttavia sono necessari ulteriori studi su un campione di più ampie dimensioni anche per verificare la presenza di eventuali effetti collaterali e l’efficacia di un tale trattamento nel lungo termine.

Lancet 2017
By Will Boggs MD
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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