
I ricercatori guidati da Matthias Lutolf hanno usato il laser per ‘scolpire’ un’impalcatura tubulare (simile alla forma dell’intestino tenue) fatta di idrogel, un intreccio gelatinoso di proteine tipiche della matrice che avvolge e supporta le cellule intestinali. Su questo substrato hanno poi ‘seminato’ le staminali, che nel giro di poche ore si sono organizzate autonomamente per formare uno strato continuo di cellule con la classica struttura a villi e cripte che caratterizza l’epitelio intestinale. “E’ come se la geometria dell’impalcatura di idrogel, con le sue cavita’ a forma di cripta, influenzasse direttamente il comportamento delle staminali, in modo che si conservino nelle cavita’ e si differenzino nelle aree esterne, proprio come nel tessuto nativo”, spiega Lutolf.
Le cellule non adottano solo la forma dell’impalcatura, ma capiscono anche come differenziarsi nei diversi tipi cellulari a seconda della loro posizione, producendo perfino rare tipologie che normalmente non si osservano negli organoidi. Il mini-intestino e’ coltivato su un chip (definito ‘microfluidico’) che garantisce una circolazione controllata di fluidi attraverso dei microscopici canali: cio’ permette di rimuovere le cellule intestinali morte impedendo che si accumulino. Il sistema ha gia’ dimostrato di rigenerarsi in caso di danno, proprio come il vero epitelio intestinale; inoltre puo’ essere impiegato per studiare le malattie infiammatorie e il rapporto con la flora batterica.
