Il dinosauro Bruno ha di nuovo la sua testa

Scheletro completato per il dinosauro Bruno, un adrosauroide ritrovato nel 1999 e depositato al Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. Il dinosauro ha ora di nuovo la sua testa: il blocco di roccia che contiene il cranio dell’esemplare vissuto circa 70 milioni di anni fa è stato rimosso dalla zona del Villaggio del Pescatore di Duino-Aurisina (Trieste) e portato in laboratorio. Lo scheletro di Bruno è stato recentemente ricomposto nel laboratorio della ditta Zoic, dove ora è stato portato anche il cranio per la ripulitura.

L’operazione di rimozione, diretta dalla Sopraintendenza Archeologia, Belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, è stata condotta dall’archeologo Paola Ventura e dal geologo Antonio Klingendrath, che già negli anni ’90 aveva eseguito lo scavo del Tethyshadros insularis, noto con il nome di Antonio. Bruno, di circa un metro più lungo di Antonio, è il secondo dinosauro quasi completo rinvenuto nel Villaggio del Pescatore, un tempo un ambiente paludoso caldo-umido, spiega la Sopraintendenza, e oggi un giacimento italiano di dinosauri, uno dei siti paleontologici più interessanti a livello internazionale e geosito tutelato.

“Sul reperto estratto non è possibile fornire ancora informazioni precise – afferma Klingendrath – sia su sue eventuali particolarità che sullo stato di conservazione, fino a che non sarà completata la lavorazione in laboratorio, che si suppone richiederà circa un mese. E’ possibile, comunque, che il cranio una volta ripulito possa riservare nuove sorprese per il mondo della scienza. Lo scheletro di Bruno – aggiunge Klingendrath – sarà sicuramente simile a quello di Antonio anche se la completezza e la qualità del primo dinosauro rinvenuto sono difficilmente raggiungibili”.

Poiché la traccia del fossile giaceva su un piano di roccia orizzontale, per rimuovere il cranio di Bruno – spiega la Sopraintendenza – sono state applicate tecnologie antiche e moderne che hanno permesso il distacco del blocco di circa 600 chilogrammi di pietra calcarea contenente, verosimilmente, il cranio fossilizzato dell’adrosauroide. Per quanto riguarda invece l’ultima parte di Bruno conservata in situ – la coda – è ancora al vaglio l’ipotesi di estrazione.

“I beni paleontologici – osserva Ventura – fanno parte integrante del patrimonio culturale e l’affiorare di ‘resti’ fossili deve essere affrontato come un’operazione scientifica di ricostruzione dell’ambiente datata milioni di anni fa. Il fine è sempre quello di ricomporre da una moltitudine di dati l’aspetto di una porzione di territorio, di solito molto diversa da quella attuale. Per quanto riguarda quest’ultima scoperta – conclude – una volta completati i lavori di preparazione, il dinosauro Bruno sarà pronto per l’esposizione presso il Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, e per lo studio che, come avvenuto per Antonio, sarà affidato a specialisti del settore”.

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