Il diabete in Sicilia Orientale. Con i nuovi LEA maggiore accesso alle tecnologie di avanguardia

Oggi, grazie all’introduzione dei nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), i pazienti siciliani affetti da diabete avranno un maggiore accesso a tecnologie d’avanguardia per la gestione della patologia, che in Sicilia colpisce il 5,8 per cento della popolazione. Una percentuale superiore alla media nazionale italiana, che si attesta intorno al 5,4 per cento (oltre 3 milioni di persone). Ogni anno in Italia muoiono circa 26.000 persone a causa del diabete con un impatto di spesa sul sistema sanitario nazionale in termini di cura pari a oltre 9 miliardi di euro l’anno. Il dato più allarmante è il costante aumento di questa patologia: stando alle ultime stime disponibili, infatti, ogni tre persone con diabete ce ne sarebbe una che non sa di averlo. E secondo l’Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation, il numero di casi non diagnosticati potrebbe arrivare intorno a 1.200.000. Oltre alle 3,6 milioni di persone ad alto rischio, a causa della scarsa tolleranza al glucosio o dell’elevata glicemia a digiuno.

Il convegno di Catania
Diagnosi tardiva nel diabete, le sue complicanze e l’importanza dell’introduzione delle tecnologie nella gestione della patologia alla luce dei nuovi LEA, che dovranno essere recepiti nei prossimi mesi all’interno dei Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali – PDTA regionali. Sono i temi dell’incontro “Il Diabete nel 2017 – Appropriatezza diagnostico-terapeutica e organizzazione dell’assistenza nel bacino della Sicilia Orientale” organizzato a Catania dall’Associazione Regionale Economi e Provveditori Siciliani (AREPS). Un momento di confronto tra clinici, direttori generali, provveditori e pazienti sulle politiche attuate nel bacino della Sicilia Orientale per la gestione di questa malattia.”Il tempo di latenza del diabete è lungo e se non diagnosticato precocemente può portare a complicanze rilevanti. Da oggi, grazie ai nuovi LEA, avremo la possibilità di disporre gratuitamente dell’holter glicemico e di strumenti importanti, che si aggiungono a quelli già previsti in precedenza – ha affermato il Professor Massimo Buscema, direttore dell’UOC di Malattie endocrine, del ricambio e della nutrizione dell’Ospedale Cannizzaro di Catania e Presidente dell’Ordine dei Medici dell’omonima Provincia -. Mi riferisco, ad esempio, alla Tomografia ottica computerizzata (OCT) per la retinopatia o all’esame della matrice ungueale e ai bendaggi avanzati per la patologia arteriosa periferica (piede diabetico). Inoltre, è entrata in regime di esenzione la terapia educazionale sia individuale sia di gruppo. Uno strumento in più per incidere sulla diffusione di questa patologia. Si tratta, però, di indicazioni scritte, sta poi al medico metterle in pratica”.

La situazione in Sicilia
In Sicilia, la presa in carico del diabete di tipo 1 è regolamentata, da dicembre 2016, da un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) dedicato al paziente in età pediatrica (0-18 anni) e, dal 1998, da Linee Guida specifiche per l’adulto. La Regione ha il merito, quindi, di aver definito delle regole tra le più avanzate del Paese per una gestione integrata di questa patologia. Tuttavia, ancora oggi, le singole realtà ospedaliere non sempre riescono ad applicare le direttive in modo corretto e omogeneo. “A Messina e provincia, in un’indagine epidemiologica, l’incidenza del diabete nel quadriennio 2008-2011 era del 14,82% su 100/150 mila bambini da 0 a 15 anni. Mentre in Italia sono circa 20 mila quelli che convivono con il diabete di tipo 1. Tutti i Centri di riferimento della Regione trattano in media 40-50 casi di esordio di diabete l’anno in fascia pediatrica. In tal senso, realizzare il nuovo PDTA regionale per il paziente diabetico in età evolutiva era una necessità più che un’opportunità – spiega il Professor Fortunato Lombardo, responsabile del Centro di Diabetologia Pediatrica del Policlinico universitario G. Martino di Messina -. Volevamo definire, innanzitutto, degli inquadramenti diagnostici precisi, che evitassero esami inutili. In secondo luogo, lo scopo era indirizzare i pazienti, una volta ricevuta la diagnosi, verso i Centri di riferimento per il diabete: 4 tra Palermo, Catania, Messina e Caltanissetta e 3 satellite distribuiti in tutta l’isola, ognuno per il proprio bacino di competenza”.

La diagnostica “chiave” della sostenibilità delle cure
Sono 11 milioni gli italiani che rifiutano le cure mediche a causa del ticket. Un dato che mostra come, nonostante la crescita di alcune patologie, le prestazioni sanitarie siano in media, oggi, meno sostenibili per il Sistema e per il cittadino. La diagnostica, però, spesso considerata sinonimo di solo costo, può rappresentare “la strada” per assicurare una presa in carico precoce e tempestiva della malattia e delle sue principali comorbilità. Condizioni che, se riconosciute tardivamente, hanno come conseguenza l’ospedalizzazione del paziente; un elemento che rappresenta oggi circa il 50% dei costi complessivi della spesa sanitaria per il diabete. “Nel mondo sono circa 415 milioni i diabetici e si stima che nel 2040 potrebbero diventare 642 milioni. In Italia la spesa sanitaria totale è di circa 113-115 miliardi di euro l’anno, il 7% del PIL. Ciò significa che, se l’incidenza del diabete continuerà a crescere, nel 2040 la spesa potrebbe arrivare a 300 miliardi di euro l’anno. Una cifra insostenibile per il Sistema – continua Buscema -. Dobbiamo, quindi, agire investendo in prevenzione con attività di sensibilizzazione sui corretti stili di vita: abbandono dei cibi ad alto contenuto glicemico e costante attività fisica”.

Una corretta gestione del diabete, quindi, deve passare dalla presa in carico del paziente all’interno di una rete strutturata. In Sicilia, così come a livello nazionale, gli strumenti legislativi permettono ormai l’accesso ai migliori strumenti diagnostici e percorsi terapeutici. Tuttavia, risulta necessario, oggi più che mai, rendere le linee guida realmente operative. Solo così si potrà arrivare ad una sinergia virtuosa fra decisori politici, amministrativi e clinici.”È importante che le direttive del PDTA regionale siano divulgate correttamente, i pazienti devono essere informati sugli strumenti diagnostici e sui percorsi terapeutici disponibili – conclude Lombardo -. Bisogna agire sulla formazione dei medici  e sul recepimento delle normative da parte delle singole realtà ospedaliere. È compito della Regione vigilare e intervenire”.

 

 

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