
I ricercatori hanno condotto due esperimenti: nel primo, a 200 persone è stato chiesto di riflettere sul loro sogno ricorrente più comune, mentre nel secondo sono stati analizzati i ‘diari del sonno’ di 110 persone a cui è stato chiesto di tenerli per tre giorni.
L’obiettivo della ricerca era esplorare se le esperienze relative ai bisogni psicologici non soddisfatti nella vita che conduciamo da svegli fossero legate al livello più profondo di elaborazione che i sogni forniscono, cosa che in sostanza potrebbe portare a considerare i sogni ‘cattivi’ come degli ‘scarti’ di esperienze quotidiane scadenti o addirittura non elaborate.
Dall’analisi dei dati a disposizione, che riguardavano anche un profilo psicologico dei partecipanti ai due esperimenti, è stato possibile rilevare che le frustrazioni si riflettono sui sogni: coloro che si sentivano insoddisfatti hanno riferito maggiormente temi onirici spaventosi, o da cui emergevano emozioni tristi o arrabbiate. Quando veniva chiesto loro di interpretare i propri sogni, tendevano a farlo usando più parole negative.
