Empatia, questione di geni

L’essere più o meno empatici potrebbe dipendere dai geni. Una ricerca pubblicata sulla rivista Translational Psychiatry mostra che anche il Dna, accanto a fattori come l’educazione e l’esperienza, influenza la nostra tendenza a comprendere i sentimenti degli altri.

Empatia cognitiva e empatia affettivaRicerche precedenti hanno dimostrato che esistono due componenti dell’empatia, ovvero la capacità di riconoscere i pensieri e le sensazioni di un’altra persona e la capacità di rispondere con un’emozione appropriata ai pensieri e ai sentimenti di qualcun altro. La prima parte è chiamata “empatia cognitiva” e la seconda parte “empatia affettiva” e in media, le persone autistiche sono meno predisposte all’empatia cognitiva.

A partire da qui, il team del Centro di ricerca sull’autismo dell’Università di Cambridge, ha condotto il più ampio studio genetico in materia utilizzando le informazioni di oltre 46.000 persone sottoposte a questionario online per valutare il quoziente di empatia (Empathy Quotient, EQ) e che hanno fornito un campione di saliva per l’analisi genetica.

Ne è emerso che circa un decimo della variabilità nel provare empatia è dovuto a fattori genetici e che le varianti genetiche associate a una minore empatia sono anche associate a un più alto rischio di autismo.

Inoltre, se è vero che le donne si confermano più empatiche rispetto agli uomini, questo non sembra dovuto al DNA poiché non sono state individuate differenze genetiche di genere che contribuiscono all’empatia. A pesare in questo caso potrebbero essere piuttosto influenze ormonali o la capacità di socializzazione, entrambi molto diversi tra i sessi.

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