Dolore: dal veleno del serpente corallo una possibile cura

2016-11-03_121033Dal velenosissimo Calliopis bivirgata, il serpente corallo blu del sudest asiatico da l corpo a strisce blu elettrico e coda e testa rosso vivo, potrebbe arrivare una possibilità di cura per la gestione del dolore. Questo serpente, in grado di divorare un giovane king cobra ha una caratteristica unica al mondo, le sue ghiandole contenenti il veleno sono lunghe 60 cm, un quarto della sua lunghezza.

Lo studio
Gli scienziati dell’Università del Queensland, in Australia, vi hanno trovato il veleno più potente finora conosciuto, che agisce con efficienza fulminea. “Il veleno contiene una tossina quanto mai letale, con un’azione che nessun altro serpente produce”, scrive l’erpetologo e specialista di veleni Bryan Fry sulla rivista Toxin. “E’ unico fra i serpenti perché, come con gli scorpioni, il veleno causa spasmi alla preda. E abbiamo scoperto per la prima volta come agisce”. Il veleno colpisce un particolare canale del sodio che è importante per il trattamento del dolore, aggiunge Fry. I canali del sodio sono canali ionici che permettono l’ingresso di ioni di sodio all’interno delle cellule su cui sono presenti, ossia su tutte le cellule eccitabili.

Con la collaborazione di colleghi australiani, cinesi, di Singapore e degli Usa, Fry ha identificato sei peptidi inconsueti nel veleno del serpente corallo blu, che possono attivare tutti i nervi della preda allo stesso tempo, immobilizzando immediatamente la vittima. La ricerca ha mostrato che il veleno usa ricettori di importanza critica nel dolore umano. “Imparare come questi agiscono potrà permettere di migliorare il trattamento e la gestione del dolore”, osserva Fry. “Da una prospettiva di sviluppo di farmaci, i risultati sono promettenti perché questo animale in termini evolutivi è particolarmente vicino all’uomo”.

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