
Lo studio
214 pazienti ambulatoriali trattati al San Francisco Veterans Affairs Medical Center sono stati sottoposti a test di valutazione della funzione endoteliale e della valutazione per il PTSD. La funzione endoteliale è stata valutata tramite la vasodilatazione flusso-mediata dell’arteria brachiale, e lo stato del PTSD è stato definito secondo la Checklist PSTD del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM IV edizione). L’esperimento includeva 67 veterani con PTSD e 147 veterani senza questa condizione. La maggior parte dei partecipanti erano uomini, con un’età media di 69 anni. L’analisi monovariata dei dati ha dimostrato che i pazienti con PTSD mostravano una vasodilatazione flusso-mediata significativamente più bassa, rispetto a quelli senza PTSD (5,8% vs 7,5%, p = 0,003). All’analisi multivariata, la condizione PTSD è rimasta indipendentemente associata con una minore vasodilatazione flusso-mediata (p = 0,0005).
Le conclusioni
Secondo gli autori lo studio, a carattere osservazionale, non può dimostrare che un disordine da stress PTSD sia la causa della disfunzione endoteliale o possa portare direttamente a MI e ictus. È anche possibile che la depressione, comune tra i veterani con PTSD, possa in qualche modo influenzare la salute dei vasi sanguigni.
“In ogni caso, i risultati suggeriscono che una valutazione della funzione endoteliale possa avere un senso nello screening per i fattori di rischio cardiovascolare quando i pazienti soffrono di PTSD”, ha commentato Kim Smolderen, ricercatore presso l’Università di Ghent, in Belgio e presso il Mid America Heart Institute di San Luca a Kansas City, Missouri. Smolderen ha anche ricordato l’efficacia delle opzioni alternative nel trattamento dei disordini postraumatici da stress, tra cui gli interventi basati sulla terapia cognitivo-comportamentale. Tuttavia, ha aggiunto che questi pazienti dovrebbero essere sottoposti a screening per altri problemi di salute mentale come la depressione e l’ansia. o dovrebbero essere avviati a programmi di gestione dell’ansia giorno per giorno. “Alcuni di questi programmi hanno dimostrato di migliorare i livelli della pressione sanguigna”, ha detto Smolderen. “Sono comunque necessarie ulteriori indagini per stabilire se questi programmi possano o meno influenzare direttamente la circolazione del sangue”.
Fonte: J Am Hearth Assoc 2016
Lisa Rapaport
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
