
Lo studio
Il team coordinato da Carol Mathews ha condotto una revisione degli articoli on line pubblicati da PubMed, EMBASE e PsycINFO. I dati evidenziati mostrano come la terapia cognitiva-comportamentale (CBT), con o senza inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI), rimanga una strategia di trattamento iniziale elettiva e come la letteratura a riguardo ne evidenzi sempre più l’efficaci. Le attuali evidenze sostengono che gli SSRI sono da ritenersi una terapia farmacologica di prima linea, efficaci e in generale ben tollerata. Per i pazienti che non rispondono ai trattamenti di prima linea per il disturbo ossessivo-compulsivo, le prove emergenti suggeriscono, come approccio efficace, l’aumento di un SSRI e, per le forme più gravi e refrattarie ai trattamenti farmacologici, la neurochirurgia e la stimolazione cerebrale profonda. I risultati della recensione del team di ricercatori statunitensi si allineano alle linee guida correnti per il disturbo ossessivo-compulsivo redatte dalla American Psychiatric Association: screening generale e indagini diagnostiche, terapia comportamentale come prima linea e approccio farmacologico, tra cui l’impiego dei nuovi farmaci neuromodulanti.
Fonte: JAMA
Megan Books
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
