Diagnosi tumore: per 1 italiano su 15, nasce rete

Nel 2020, nel mondo, sono state quasi 20 milioni le nuove diagnosi di tumore, 377.000 solo in Italia. E nel nostro Paese sono circa 4 milioni gli italiani che hanno avuto la vita segnata da un tumore, circa uno su 15. Puntare l’attenzione sul ruolo di ciascuno nel promuovere cure e prevenzione è l’obiettivo della Giornata mondiale contro il Cancro, che si celebra il 4 febbraio all’insegna dello slogan: “I am and I will”, “Io sono e farò “.

Nonostante i progressi nelle cure, solo nel 2020, si stima che, nel nostro Paese, i tumori siano stati la causa di morte per 183.200 persone. “Sebbene assistiamo a un calo lieve ma continuo della mortalità – spiega Francesco Schittulli, presidente Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (Lilt) – dall’altra l’incidenza continua a crescere e quest’anno saranno circa 4 milioni gli italiani che avranno vissuto l’esperienza cancro. Si tratta di un esercito di malati che avranno bisogno, insieme ai loro familiari, di cure, supporto e assistenza”. Fornire loro informazioni sul percorso di cura e su terapie innovative, un aiuto per il ritorno al lavoro e corsi di formazione, sono alcuni degli obiettivi con cui nasce la Rete Oncologica dei Pazienti Italia (Ropi), lanciata da Fondazione Aiom. Il nuovo ‘network’, afferma Stefania Gori, presidente Ropi e presidente Fondazione Aiom, nasce per “supportare le associazioni e le loro istanze nei confronti delle Istituzioni, fornire informazione certificata e pianificare una ‘formazione specifica dei pazienti da inserire nelle Reti Oncologiche Regionali, così come nei gruppi di stesura dei protocolli clinici”. Il ruolo delle associazioni “deve diventare prioritario nel rapporto con le Istituzioni e nella collaborazione con le Società Scientifiche”, sottolinea Giordano Beretta, presidente Aiom (Associazione Italiana Oncologia Medica),”anche per favorire il loro coinvolgimento nella gestione dei problemi che devono essere affrontati dai pazienti e dai loro caregiver”.

Unirsi e far fronte comune è tanto più importante nel momento in cui la pandemia divide e ostacola. Nel 2020 pazienti, ospedali e centri di ricerca si sono dovuti confrontare con un drastico calo delle risorse. Almeno 3 realtà su 4, nel mondo, dichiarano infatti riduzioni dei loro redditi dal 25% al 100% nel 2020. A metterlo in luce è un sondaggio promosso dall’Unione Internazionale Contro il Cancro (Union for International Cancer Control, Uicc), condotto su oltre 100 organizzazioni in 55 Paesi pubblicato su The Lancet Oncology. Sulle difficoltà nel mantenere attivi i servizi oncologici pesano anche le crescenti carenze di personale, talvolta dirottato in reparti Covid-19, le interruzioni e i ritardi di screening e studi clinici, così come le barriere maggiori all’accesso dei medicinali essenziali.

Allo stesso tempo, l’anno della pandemia ha visto anche enormi sforzi: gli operatori sanitari si stanno impegnando a riprogrammare visite e esami diagnostici, i volontari sono stati mobilitati per distribuire medicinali ai pazienti e assicurarne il trasporto ai centri oncologici e la tecnologia digitale sta permettendo ai medici di accelerare il passaggio verso una terapia centrata sul paziente. Sforzi che hanno portato Cary Adams, Chief Executive Officer dell’UICC a commentare: “il Covid-19 ha avuto un impatto globale sulla cura del cancro e la risposta della comunità oncologica è  stata straordinaria, eroica”.

Di Livia Parisi

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