Diabete di tipo 2: bypass gastrico più efficace di dieta ed esercizio fisico

bypass gastrico(Reuters Health) -A distanza di un anno, il bypass gastrico è più efficace nell’indurre la remissione del diabete di tipo 2 rispetto a dieta ed esercizio fisico. A dimostrarlo è stato un piccolo trial clinico condotto tra pazienti obesi e pubblicato sulla rivista Diabetologia.

“La chirurgia determinerebbe una riduzione di peso corporeo e ristabilirebbe i meccanismi metabolici e la funzionalità ormonale che sono coinvolti nell’insorgenza del diabete. – ha dichiarato David Cummings della University of Washington di Seattle, responsabile del team di ricerca – Dovremmo cominciare a pensare alla chirurgia come un trattamento primario per il diabete di tipo 2”.

Lo studio
Per lo studio, i ricercatori hanno preso in considerazione 23 adulti obesi di età compresa tra 25 e 64 anni, con diabete di tipo 2, che si sono sottoposti a un intervento di bypass gastrico. Altri 20 pazienti in simili condizioni, invece, sono stati trattati con esercizio fisico intensivo, che includeva 45 minuti di esercizi aerobici per cinque giorni alla settimana, una dieta volta a perdere peso e ad abbassare i livelli di glucosio nel sangue e farmaci antidiabetici, per un anno. Undici partecipanti hanno abbandonato prima della fine dello studio. Quindi, in totale, sono rimasti 15 pazienti tra quelli che hanno subito l’intervento e 17 tra quelli che hanno seguito un programma sul corretto stile di vita.

I ricercatori hanno misurato i livelli di zucchero nel sangue a digiuno e quelli di insulina, la sensibilità all’ormone, il peso corporeo, il girovita, la composizione corporea, la pressione sanguigna, il colesterolo, esercizio aerobico, l’uso di medicinali e la qualità della vita prima, dopo sei mesi e dopo 12 mesi dalla chirurgia o dall’inizio del programma di dieta ed esercizio fisico.

I risultati
A un anno, il 60% dei pazienti che avevano subito l’intervento chirurgico aveva livelli più bassi di zucchero nel sangue,a livelli considerati ‘non diabetici’, rispetto al 6% di quelli che avevano avuto uno stile di vita rigido. Meno del 30% dei partecipanti nel gruppo degli ‘operati’ usava insulina dopo un anno, contro il 41% tra il gruppo che si era adeguato a un diverso stile di vita.

Inoltre, chi aveva subito il bypass gastrico utilizzava meno farmaci antipertensivi rispetto all’altro gruppo di pazienti. Mentre il peso corporeo, il girovita, la composizione corporea, intesa come rapporto tra fianchi e vita e percentuale di massa grassa, erano diminuiti in entrambi i gruppi, anche se chi aveva subito l’intervento chirurgico aveva perso più peso e più massa grassa. Infine, l’attività cardiorespiratoria, misurata dal picco di consumo dell’ossigeno durante attività fisica, aumentava nel gruppo con un corretto stile di vita, ma non cambiava nell’altro gruppo di partecipanti.

I commenti
“La peculiarità di questo studio sta nel fatto che l’intervento sullo stile di vita, utilizzato nel gruppo di controllo, è considerato il programma più rigoroso per questo tipo di pazienti, che è stato messo a punto dopo il trial Diabetes Prevention Program and Look Ahead – ha dichiarato Nathan Wong, responsabile dell’Heart Disease Prevention Program all’University of California di Irvine – e i partecipanti sono stati reclutati da una larga popolazione presa direttamente dal sistema sanitario “I pazienti con pre-diabete dovrebbero migliorare il loro stile di vita per prevenire il diabete e gli operatori sanitari hanno bisogno di maggiore assistenza e più risorse per intervenire efficacemente sullo stile di vita dei pazienti”. Nella pratica attuale, ai diabetici non vengono assegnati i programmi di stile di vita a lungo termine prima della chirurgia, ha dichiarato l’esperto. “Nei pazienti con obesità severa, dove i tentativi di ridurre il diabete mediante corretto stile di vita hanno fallito, il bypass chirurgico potrebbe essere una buona opzione, ma ci sono sempre dei potenziali rischi quali emorragie, trombosi o infezioni, e la chirurgia, chiaramente, è definitiva”, ha concluso Wong.

Fonte: Diabetologia 2016

Kathryn Doyle

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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