Devs for health: vincono due progetti che migliorano la vita dei pazienti Hiv

Si chiamano Unlock 4/90 e fHIVe i due progetti vincitori di “Devs for health”, il primo progetto italiano di open innovation in Hiv promosso da Gilead Sciences a stretto contatto con pazienti e medici.

Il 10 settembre sono stati premiati i due gruppi vincitori dell’hackathon e a ottobre potranno accedere a 5 giornate di bootcamps in cui l’idea si trasformerà in qualcosa di concreto.

“Durante la pandemia abbiamo visto stravolgersi le fasi di diagnosi e follow up dei pazienti – ha ricordato Cristina Le Grazie, direttore medico Gilead Sciences Italia – Da tempo in Gilead siamo consapevoli che per seguire appieno chi ha l’Hiv non bastano i farmaci, ma servono anche le competenze, in primis quelle digitali. Così, abbiamo deciso di lavorare attivamente non solo sulle idee, ma sul loro sviluppo”.

Le stime parlano di 120.000 persone con l’Hiv in Italia, di cui circa 18.000 ne sono inconsapevoli. Si tratta soprattutto di persone giovani, nella fascia 25-29 anni.

Grazie al coinvolgimento diretto di pazienti e medici sono stati individuati i bisogni di chi ha a che fare con la malattia: prima di tutto la necessità di far emergere il sommerso con una diagnosi precoce e poi il miglioramento della qualità della vita.

“La malattia è nata 40 anni fa e da allora abbiamo raggiunto risultati incredibili – ha commentato Massimo Andreoni, della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali che ha patrocinato l’iniziativa – Ci sono ancora delle sfide da vincere per raggiungere gli obiettivi che l’Oms ha fissato per il 2030. Tra queste, lo screening e il miglioramento della qualità della vita dei pazienti”.

I progetti vincitori
La giuria, composta da esperti di digital health, clinici, rappresentanti di associazioni pazienti e delle istituzioni, ha assegnato il primo posto a Unlock 4/90, un progetto che mira a facilitare il ritiro dei farmaci nel rispetto della  privacy.

Con Unlock 4/90 l’utente, dopo essersi iscritto al servizio e aver effettuato la registrazione tramite app, può scegliere il centro ospedaliero più comodo e programmare giorno e ora del ritiro dei farmaci. Nel giorno e nell’ora prestabilita il paziente si recherà presso la farmacia ospedaliera designata e ritirerà tramite l’apposita procedura digitale i farmaci, collocati in precedenza dal farmacista in uno degli armadietti dello smart locker (un armadietto intelligente informatizzato) posizionato in una zona riservata dell’ospedale.

“In questo modo si riducono i viaggi periodici del paziente al centro specializzato, che spesso è scomodo da raggiungere, e si garantisce un’adeguata privacy, mantenendo il monitoraggio della quantità di farmaco erogata”, ha spiegato Maria Floriana Alaia, team leader del progetto.

Al secondo posto fHIVe, un’applicazione per far emergere il sommerso e semplificare l’accesso alle cure. Per farlo fHIVe si fa in cinque: profila l’utente, lo sensibilizza, lo informa sul test, semplifica il rapporto con i medici, tutela la sua privacy.

Grazie a un quiz iniziale l’app profila l’utente, nelle sue sezioni è possibile trovare informazioni sull’infezione, una mappa dei centri più vicini dove è possibile fare il test dell’Hiv, e una guida su come fare il test di auto-diagnosi a casa.

Tra gli aspetti centrali dell’App, la sezione dedicata a semplificare l’accesso alle cure, automatizzando la richiesta di farmaci e attivando servizi come il delivery sfruttando piattaforme esistenti (per esempio Glovo o shop.farmacia Italia), o l’ubicazione di armadietti dedicati.

L’applicazione dà anche informazioni su attività e servizi forniti dalle associazioni di volontariato. “Riteniamo sia un buon modo per intercettare la fascia più giovane della popolazione, ragazzi che magari non sanno a chi rivolgersi per avere informazioni corrette o che temono lo stigma sociale”, ha spiegato la team leader Elena Pezzetta.

Un terzo progetto, PGP Medical Card, ha poi ricevuto una menzione speciale. Si tratta di un biglietto da tenere nel portafoglio e da mostrare solo al personale sanitario o a chi è autorizzato. Due QRCode contengono la sintesi dei dati sanitari del proprietario scritti in modo crittografato, a completa tutela della privacy. Così in caso di perdita di coscienza o in situazioni che non garantiscano la tutela della privacy, l’utente potrà comunicare in maniera sicura le informazioni rilevanti ed essere curato al meglio, senza i problemi di accesso delle soluzioni digitali (device spento, bloccato o con batteria scarica). Le informazioni contenute nella card possono essere decodificate da personale autorizzato mediante le comuni app di lettura di QRCode per smartphone.

La prossima fase
I due progetti vincitori hanno ricevuto 3.000 euro ciascuno in buoni Amazon, mentre l’idea menzionata ha avuto un premio di 1.000 euro, sempre in buoni Amazon. Tutti e tre i gruppi potranno accedere ai bootcamps, cinque giornate in cui riceveranno formazione e supporto tecnico per trasformare la loro idea in un aiuto concreto per chi ha l’Hiv.

“Devs for health” è stata realizzata in collaborazione con alcuni partner leader nel settore delle tecnologie digitali e patrocinata dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit) e da numerose associazioni operanti nell’area dell’Hiv/Aids: Ala (Associazione Lotta all’Aids), Anlaids Onlus (Associazione Nazionale per la Lotta contro l’Aids), Anlaids Lombardia, Associazione Nadir Onlus, Arcigay Milano, Milano Checkpoint, Centro d’iniziativa Gay Onlus, Arcobaleno Aids, Asa (Associazione Solidarietà Aids Onlus), Circolo di cultura Omosessuale Mario Mieli, Omphalos Lgbt Life Perugia, Lila (Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids), Nps Italia Onlus (Network Persone Sieropositive), Nps Sezione Lombardia, Plus Onlus (Persone Lgbt+ sieropositive). Ha inoltre il patrocinio del Comune di Milano.

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