Dermatologia: visite “da remoto” anche dopo la pandemia

(Reuters Health) – La telemedicina ha conosciuto un boom tra dermatologi statunitensi durante la pandemia e oggi sta diventando sempre più prassi consolidata. Un gruppo di ricercatori della Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania di Philadelphia, guidati da Jules Lipoff, ha esaminato i dati relativi a inchieste completate da 591 dermatologi (tasso di risposta 13,6%) per valutare l’utilizzo della telemedicina prima e durante la pandemia, le intenzioni di effettuare visite virtuali dopo la pandemia e gli atteggiamenti riguardo all’uso di tale tecnologia.

Nel complesso, la percentuale di dermatologi che utilizzano la telemedicina è aumentata dal 14,1% prima della pandemia al 96,9% durante. Tra quelli che hanno usato la tecnologia, il 58% prevede di continuare a farlo anche dopo che la pandemia sarà terminata.

“Essenzialmente, la pandemia ha eliminato diverse barriere all’adozione della telemedicina” osserva Lipoff, “Ritengo che la maggior parte dei dermatologi preveda di continuare a usare la telemedicina dopo la pandemia perché si tratta di uno strumento fantastico e di un metodo di assistenza che amplia l’accesso dei pazienti”.

La modalità più comune per le visite in telemedicina era rappresentata da esami interattivi live (94,1) e la maggior parte dei rispondenti (72,0%) ha segnalato che questa modalità ha funzionato al meglio in un formato ibrido che combinava video in diretta ed esame di foto archiviate.

Quando i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti quali fossero gli ostacoli alla telemedicina, la maggior parte di essi ha citato difficoltà con la tecnologia e la connessione durante le visite (39,1%) e timori per imperizia medica (27%).

La ricerca, comunque, ha riscontrato che non tutti i tipi delle comuni visite dermatologiche erano adatte alla telemedicina. Ad esempio, la stragrande maggioranza dei dermatologi riteneva che una visita di persona fosse necessaria per un esame della pelle di tutto il corpo (95,7%), mentre un minor numero di specialisti riteneva necessaria una visita di persona per valutare l’acne (2,6%).

Fonte: JAMA Dermatology
Lisa Rapaport
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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