Defibrillatori: dal primo luglio scatta l’obbligo in tutti gli impianti sportivi

Dal 1° luglio entrerà in vigore l’obbligo anche per le società sportive dilettantistiche del defibrillatore semiautomatico. A rompere gli indugi è il decreto interministeriale Salute-Sport del 21 giugno su “Linee guida sulla dotazione e l’utilizzo di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri dispositivi salvavita da parte delle associazioni e delle società sportive dilettantistiche”.

Il decreto chiarisce alcuni passaggi ancora controversi del decreto 24 aprile 2013 “Disciplina della certificazione dell’attività sportiva non agonistica e amatoriale e linee guida sulla dotazione e l’utilizzo di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri dispositivi salvavita” e prevede che l’obbligo di dotazione e impiego del defibrillatore semiautomatico sia da parte delle società sportive dilettantistiche se utilizzano un impianto sportivo che sia dotato di defibrillatore semiautomatico o a tecnologia più avanzata e sia presente una persona formata al suo utilizzo durante le gare inserite nei calendari delle Federazioni sportive nazionali, durante lo svolgimento di attività sportive competitive e ‘attività agonistiche di prestazione’ organizzate dagli Enti di promozione sportiva e da altre società dilettantistiche. Queste dovranno accertarsi sia della presenza dei defibrillatori all’interno dell’impianto sportivo prima dell’inizio delle gare, sia della presenza del loro eventuale utilizzatore, altrimenti si determina “l’impossibilità di svolgere le attività sportive”. Escluse dall’ambito di applicazione del decreto le attività sportive a “ridotto impegno cardiocircolatorio”, come tiro, vela, golf o bowling, e quelle svolte al di fuori degli impianti sportivi per la impossibilità di garantire la presenza del defibrillatore durante il loro svolgimento.

Queste attività sono elencate in un allegato al decreto e vanno dal tiro a segno con armi sportive da caccia e archi al biliardo, dalle bocce al bridge, dalla dama alle freccette, dalla lippa, morra, birilli e piastrelle al minigolf. Sono esenti anche motonautica e vela, ma quelle radiocomandate, si intende e poi l’aeromodellismo, l tiro a segno, la pesca con la canna, il tiro al volo e attività di questo tipo.

L’obiettivo è quello di evitare tragiche morti come quella, in campo nel 2012, del calciatore del Livorno Piermario Morosini. Le norme sono dunque stringenti: in mancanza del defibrillatore sarà infatti impossibile svolgere attività sportive. L’obbligo per le società e le associazioni dilettantistiche di dotarsi di un defibrillatore all’interno dell’impianto sportivo in cui svolgono le proprie attività è “un modo di rendere più sicuri e tutelati – afferma il ministro dello sport Luca Lotti in un post su Facebook – i tanti momenti di agonismo e di esercizio fisico che si praticano ogni giorno nel nostro ricchissimo mondo dello sport non professionistico. Troppo spesso funestato da tragedie evitabili grazie alla presenza di uno strumento tecnologico che può salvare la vita. Non sono pochi gli atleti che per tanti motivi si possono trovare in una condizione di emergenza mentre fanno sport”.

Tornano alla mente, sottolinea il ministro, “tante storie di giovani sportivi scomparsi che avrebbero potuto essere messi in salvo grazie a un defibrillatore. Ci siamo detti che avremmo dovuto fare di tutto perché non accadesse di nuovo. Abbiamo mantenuto quella promessa”.

In Italia, i casi di morte cardiaca improvvisa sono circa 50mila l’anno, 1.200 al giorno. Tra questi si contano anche, secondo recenti stime, circa 1.000 giovani con meno di 35 anni e l’80% dei decessi improvvisi e’ attribuibile alla cardiopatia ischemica. Secondo i cardiologi, dei 50.000 casi italiani l’anno, un quarto potrebbe salvarsi con il defibrillatore: la maggiore efficacia si registra se l’intervento viene somministrato entro 5 minuti dall’evento e ogni minuto che passa la possibilità di sopravvivere si riduce del 10%.

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