Dalla terapia fagica una speranza contro la resistenza antibiotici

shutterstock_175229483La terapia fagica, che comporta l’uso di virus che possono attaccare i batteri, è stata usata con successo in Australia su alcune tartarughe ammalate e secondo gli specialisti potrebbe essere applicata con altrettanto successo agli esseri umani, contro il pericolo crescente di batteri resistenti agli antibiotici.

Gli scienziati dell’Università James Cook di Townsville, infatti, hanno osservato che sia nelle tartarughe che negli esseri umani, gli antibiotici possono essere sia dannosi che benefici nel trattare le malattie. Come pratica normale, alle tartarughe malate o ferite veniva somministrato un ciclo di antibiotici, ma i ricercatori hanno osservato che questi uccidevano i batteri ‘buoni’ nell’intestino, compromettendo la digestione delle alghe, e hanno dovuto trovare un’alternativa.

“Abbiamo osservato che molte delle tartarughe esaminate avevano livelli molto alti di batteri resistenti a parecchi farmaci, che non potevano essere trattati con le procedure tradizionali”, scrive la virologa Ellen Ariel sul sito dell’ateneo. I risultati della terapia con batteriofagi sulle tartarughe sono stati così positivi da far sperare che possa aiutare a superare il problema dei batteri resistenti agli antibiotici anche negli esseri umani.

“I paesi occidentali cercano alternative agli antibiotici ad almeno dei farmaci che possano ridurre il ricorso agli antibiotici”, scrive Ariel, specialista in terapia fagica. “Negli ultimi 60 anni questa terapia è stata usata estensivamente nella medicina umana in parti dell’Europa, soprattutto per infezioni come lo MRSA (stafilococco aureo resistente alla meticillina), una terribile malattia che si può contrarre in ospedale, oltre che per gli pseudomonas negli ustionati o nei pazienti con fibrosi cistica. La terapia fagica comporta l’uso di virus particolari, e cioè virus che possono attaccare i batteri. Non ha effetto sulle cellule animali o vegetali, il suo compito è semplicemente di infettare le cellule batteriche. “Invece di usare qualcosa come un antibiotico, un antimicrobico o un disinfettante, che non sono selettivi e uccidono sia i batteri cattivi che quelli buoni, possiamo usare i batteriofagi per colpire solo i cattivi e lasciare intatto tutto il resto”, conclude la virologa.

Post correlati

Lascia un commento



SICS Srl | Partita IVA: 07639150965

Sede legale: Via Giacomo Peroni, 400 - 00131 Roma
Sede operativa: Via della Stelletta, 23 - 00186 Roma

Popular Science Italia © 2024