Covid: segni di terza ondata

I numeri dell’epidemia di Covid-19 in Italia restano alti e, secondo l’analisi della fondazione Gimbe, potrebbero essere il segnale dell’arrivo di una terza ondata. Tornano a salire anche i dati sui ricoveri nelle unità  di terapia intensiva, aumentati soprattutto nelle regioni alle quali i provvedimenti adottati nel periodo natalizio avevano assegnato la zona gialla.

I dati del ministero della Salute indicano che rispetto al giorno precedente i nuovi casi sono stati 18.020, per un totale di 2.220.361 dall’inizio dell’emergenza. I tamponi eseguiti in 24 ore sono stati 121.275, oltre 57.000 in meno rispetto al giorno precedente, e il tasso di positività , risultato del rapporto fra casi positivi e tamponi, sale così  al 14,8%, dopo che nei due giorni precedenti sembrava essersi attestato all’11,3%. In aumento anche i ricoveri nei reparti ordinari, con 117 in più  in 24 ore (23.291 in totale), e quelli nelle unità di terapia intensiva, con 16 più  del giorno precedente fra ingressi e uscite e 156 ingressi in 24 ore.    Gli attualmente positivi sono 571.055, con un aumento di 2.343 in 24 ore; guariti e dimessi sono stati 15.659, per un totale di 1.572.015 dall’inizio dell’emergenza.     I decessi sono stati 414 in 24 ore, con un incremento inferiore a quello registrato il 5 e il 6 gennaio, e con un numero complessivo che supera 77.000 (77.291).

Aumentano i casi anche nelle regioni. Il Veneto continua a registrare l’incremento maggiore in 24 ore, con 3.596; seguono con oltre 2.000 casi Lombardia (2.799) ed Emilia Romagna (2.228) e con oltre mille casi Lazio (1.779), Sicilia (1.435), Campania (1.052) e Piemonte (1.004). I dati dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) relativi al 6 gennaio indicano inoltre che in una settimana sono aumentate da sei a nove  le regioni che superano la soglia d’allerta nazionale (30%) per i ricoveri Covid nelle terapie intensive. Aumentano poi da otto a nove le regioni che superano la soglia del 40% dei posti nei reparti ospedalieri.     “Si intravede l’inizio della terza ondata”, scrive la Fondazione Gimbe nel suo monitoraggio settimanale (29 dicembre – 5 gennaio 2021), rilevando che sta avvenendo “l’inversione della curva dei nuovi casi, dopo sei settimane consecutive di calo”.

I numeri sono tutt’altro che incoraggianti anche per Massimo Galli, direttore di Malattie infettive presso l’ospedale Sacco di Milano: “Mi auguro che non ci si debba trovare in una situazione simile a quella di due mesi fa. Ma i numeri – ha detto – non sono per niente rassicuranti”.     Per il presidente del Gimbe, Nino Cartabellotta, “non è  più accettabile l’affannoso inseguimento del virus con l’estenuante alternanza di restrizioni e allentamenti che, di fatto, mantiene i servizi sanitari in costante sovraccarico, danneggia l’economia del nostro Paese, produce danni alla salute delle persone e aumenta il numero dei morti”. Una posizione vicina a quella del  matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac), per il quale la zona gialla istituita in 11 regioni in novembre non sembra essere stata di aiuto nel controllare l’andamento dell’epidemia.

L’analisi relativa all’andamento a livello regionale dei posti da pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva per Covid-19 indica che fra le 11 regioni e province autonome alle quali è  stato assegnato il colore giallo almeno una volta a novembre, 9 mostrano trend di crescita e 2 di stasi e nessuna mostra segni di decrescita. I ricoveri in terapia intensiva sono aumentati in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sicilia, Umbria e Veneto. Si osserva invece una situazione stazionaria in Sardegna e nella provincia autonoma di Trento.

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