Covid: Enea, nuova tecnologia fa diagnosi in soli 10 minuti

Bastano 10 minuti per ritracciare il Coronavirus. Merito di una nuova tecnologia,  basata sui biomarcatori presenti sia nel respiro sia nei fluidi biologici umani (ad esempio l’urina), che e’  riuscita a individuare il virus con un’accuratezza comparabile ai test molecolari, cioe’  i tamponi che danno i risultati dopo 24 ore. Ma per individuare i soggetti portatori dell’infezione in maniera anche piu’  precisa ci sono anche i ‘cani detective’ specificamente addestrati, sensori chimici e l’intelligenza artificiale.

Queste le tecniche diagnostiche avanzate illustrate nel corso dell’evento formativo dell’International Society on Olfaction and Chemical Sensing (ISOCS), con ENEA come partner scientifico. Nel corso dei lavori, ai quali hanno partecipato 90 ricercatori di quattro continenti, sono state discusse le ragioni della perdita di olfatto nei soggetti colpiti dal virus e le tecnologie piu’ innovative per identificare i portatori.    Oltre alla piattaforma basata sui biomarcatori, per la diagnosi del Coronavirus ci sono i cani ‘molecolari’, in grado di operare con una precisione addirittura superiore ai test antigenici.

“Questi animali, addestrati da veterinari francesi utilizzando il sudore come il fluido biologico piu’  adeguato – spiega il ricercatore ENEA Saverio De Vito – si sono rilevati poi ‘infallibili’ nell’individuare  portatori del virus SARS-COV-2 in attivita’  svolte presso aeroporti francesi e in Medio Oriente. Clinici italiani hanno poi illustrato i numerosi studi che quest’anno hanno confermato la validita’  dell’ approccio”. Cani ‘detective’, ma non solo. Per facilitare la diagnosi del virus i ricercatori dell’Universita’  Roma 2 hanno illustrato una metodologia da loro sviluppata – basata sull’utilizzo di campionatori simili a quelli per la spirometria – che si e’  rivelata in grado di evidenziare la presenza di metaboliti tipici delle cellule colpite dal virus (o di quelle tumorali) dopo aver sottoposto l’espirato profondo a sensori chimici. Infine, al corso ISOCS sono stati illustrati studi che mostrano come la perdita dell’olfatto nelle persone colpite dal virus sia dovuta principalmente alla distruzione della struttura tridimensionale sensibile della mucosa olfattiva a causa del collasso delle cellule di sostegno.

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