Cortisonici: se non seguono il ritmo circadiano inducono il jet-lag nelle cellule

Per i cortisonici è tutta una questione di orario. Se vengono assunti in modo anti-circadiano, senza rispettare l’orologio biologico, possono provocare effetti collaterali deleteri e inaspettati, come facilitare, invece che ridurre, l’infiammazione cronica. È quanto emerge da una ricerca condotta da un team guidato da Andrea Lenzi dell’Università Sapienza di Roma, in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, appena pubblicata da The Lancet Diabetes & Endocrinology.

“Fino ad oggi si pensava che la via migliore per contrastare gli effetti negativi della terapia con ormoni cortisonici fosse quella di ridurne il dosaggio, Il nostro studio dimostra che anche piccole quantità di ormoni, se date in orari sbagliati possono avere effetti deleteri e inaspettati”, ha dichiarato Andrea Lenzi presentando i sintesi lo studio Effect of once-daily modified-release hydrocortisone versus standard glucocorticoid therapy on metabolism and innate immunity in patients with adrenal insufficiency (DREAM). Abbiamo coinvolto oltre 110 individui affetti da insufficienza surrenalica e abbiamo dimostrato che cambiando iltiming della somministrazione di cortisonici, grazie ad una formulazione più rispettosa della cronobiologia della secrezione dell’ormone cortisolo, siamo riusciti a migliorare il peso corporeo, il metabolismo degli zuccheri, il numero di infezioni virali e la qualità di vita di questi pazienti”.

Perché questo effetto anche sulle infezioni virali?
“Abbiamo osservato che i cortisonici sono particolarmente energici nel modificare il funzionamento delle cellule NK, le cosiddette natural killer, cellule circolanti nel sangue che riconoscono ed eliminano le cellule trasformate da virus o che sono divenute tumorali. Abbiamo notato che un timing sbagliato nella somministrazione dei cortisonici può alterare proprio la capacità delle NK di riconoscere cellule infettate e tumorali”, ha proseguito l’esperto.

Chi può beneficiare di questa vostra scoperta?
“Lo studio è stato condotto su pazienti affetti da insufficienza surrenalica, a causa di un difetto di funzionamento del surrene o dell’ipofisi. In questi pazienti gli effetti del cambiamento del timing di somministrazione sono eclatanti, ma è verosimile che chiunque debba assumere quotidianamente cortisonici risponda diversamente in base all’ora di somministrazione; quindi, potenzialmente, milioni di individui”, ha precisato Lenzi.

Perché il tempo di somministrazione dei cortisonici è così importante?
“Ogni cellula del nostro organismo – ha proseguito – dispone di un proprio orologio interno che ha un periodo di circa 23-25 ore, ma serve qualcosa che sincronizzi tutti questi ‘milioni di orologi’fornendo un orario unico (una specie di Greenwich). Ebbene i cortisonici sono uno dei principali meccanismi di sincronizzazione dell’organismo in base al ciclo sonno-veglia e luce-ombra. Se noi li somministriamo all’orario sbagliato è come se inducessimo una specie di jet-lag nelle nostre cellule. Il nostro studio dimostra che le cellule del sistema immunitario risentono del jet-lag indotto dai cortisonici e cambiano il loro stato funzionale, rendendo più facile l’ingresso dei virus”.

Quindi a che ora dobbiamo assumere cortisonici?
“Il nostro studio dimostra che dobbiamo prestare più attenzione alla cronofarmacologia quando somministriamo degli ormoni. Sicuramente è necessario individualizzare il trattamento e coordinarlo con lo stile e abitudini della persona, ma in linea di principio possiamo dire che i cortisonici non vanno assunti la sera. Soprattutto non dobbiamo creare picchi multipli di cortisolo circolante durante la giornata”, ha rivelato Lenzi.

Una piccola rivoluzione per i pazienti con insufficienza surrenalica
“Non solo. Oltre ai pazienti con insufficienza surrenalica, ci sono coloro che devono assumere cortisonici quotidianamente e il rispetto del sistema immunitario è importante. Pensiamo per esempio ai pazienti oncologici, ai bronchitici cronici oppure a quelli con malattie reumatiche. Ovviamente le nostre evidenze dovranno essere convalidate in queste particolari tipologie di pazienti. Se così fosse, sarebbe un grande beneficio per tutti”, ha concluso Lenzi.

“Una pietra miliare”
È molto convinto della bontà del lavoro Gundmundur Johansson, dell’Università di Goteborg (Svezia), uno dei più importanti studiosi mondiali delle patologie della ghiandola pituitaria e dell’insufficienza renale, che ha scritto un editoriale di accompagnamento allo studio DREAM. “Già diversi studi avevano mostrato come i glucocorticosteroidi producessero effetti avversi in uno stato di disordine del ritmo circadiano – scrive lo studioso svedese – Nello studio DREAM gli autori hanno osservato gli effetti del cortisolo in pazienti con insufficenza primaria e secondaria, rilevandone anche il ruolo nella risposta immunitaria. Si potrebbe obiettare che lo studio è stato condotto su una popolazione eterogenea di pazienti, ma è proprio l’eterogeneità la forza di questo lavoro, perché dà ulteriore valore ai dati raccolti in due tipi diversi di insufficienza renale. DREAM è dunque un pietra miliare per lo studio della sostituzione ormonale nei pazienti con insufficienza renale e per l’importanza del rapporto tra ritmo circadiano e cortisolo”, conclude.

ML

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