Coronavirus. Patto trasversale per la scienza stima 350 ricoverati in terapia intensiva entro il 5 marzo

Occorrono posti letto. Occorrono medici, infermieri e strumentazione. Medici, virologi e politici lo hanno detto e ripetuto, è questo il problema cruciale correlato alla diffusione di COVID-19 in Italia. Se il numero di persone affette dal virus continua ad aumentare in Italia, aumenterà anche il numero di persone in condizioni gravi, che necessitano di cure nei reparti di terapia intensiva. Al momento si contano 1.835 pazienti positivi al virus, sono 742 le persone ricoverate in tutto il paese, tra queste 116 in terapia intensiva, quindi circa il 9% del totale (dati del Ministero della Salute aggiornati alle 18:00 del 2 marzo).

In assenza di interventi efficaci, il numero dei ricoverati in terapia intensiva, potrebbe aumentare rapidamente, e arrivare a 350, entro il 5 marzo, secondo uno studio effettuato dall’Associazione Patto Trasvestale per la Scienza (PTS), scritto da Enrico M. Bucci della Temple University a Philadelphia e da Enzo Marinari del Dipartimento di Fisica della Sapienza.

Gli autori hanno analizzato l’aumento del numero di casi gravi negli ultimi 10 giorni, dall’identificazione del primo paziente in Italia, avvenuta il 20 febbraio. Il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è un dato affidabile e “semplice” da seguire, contrariamente ad altri parametri, come il numero di persone contagiate in totale e il tasso di mortalità, influenzati dall’incapacità di identificare il numero di persone asintomatiche o con sintomi lievi. Il numero di ricoverati, calcolano i ricercatori, raddoppia ogni 2,6 giorni circa, un ritmo molto simile a quello osservato nella Corea del Sud, dove l’età della popolazione e il livello di assistenza sanitaria sembrano paragonabili a quelli italiani. I ricercatori osservano nell’articolo che, con questo andamento, il numero di posti letto necessari crescerà molto rapidamente nel corso della prima settimana di marzo.

La regione più colpita è la Lombardia, in cui si contano 1.254 casi. Secondo i dati del Ministero della Salute, aggiornati al 2019, la regione dispone di 527 posti letto di terapia intensiva negli ospedali a gestione diretta, con gli IRCSS (privati e fondazione) si aggiungono quasi 190 posti, le case di cura private invece dispongono di 117 letti. È stato anche fatto un grande sforzo, si legge in un articolo del Sole24ore del 2 marzo, per trovare posti disponibili in altri reparti e ne sono stati recuperati 470.

Un’analisi retrospettiva dei dati porta gli autori a credere che i primi casi gravi siano emersi intorno al 10 febbraio, il che, considerando il rapporto fra casi gravi ed infetti e i tempi di incubazione del virus, “suggerisce che l’epidemia attualmente in corso non può essere iniziata in una data posteriore all’ultima decina di giorni di gennaio”, si legge nell’articolo del PTS.

Gli autori concludono che nel Nord Italia, in questo momento, l’epidemia è nella sua fase iniziale di crescita esponenziale. “Crescita sulla quale non si riflettono ancora gli effetti delle misure di contenimento messe in atto – effetti la cui efficacia potrà essere valutata non prima di una settimana, dati i tempi di incubazione e di sviluppo della carica virale nei soggetti di nuova infezione”.

Per questo motivo il PTS, attraverso l’articolo, ha lanciato un appello alle Istituzioni, “affinché mettano in atto tutte quelle misure basate sull’evidenza che possano rallentare l’andamento dell’epidemia, compatibilmente con la continuazione dello svolgimento delle attività economiche e produttive del paese”. L’appello si rivolge anche ai singoli cittadini, perché contribuiscano significativamente e proattivamente a ridurre l’impatto di questa infezione.

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