Per prevedere come sarà il clima di domani occorre studiare il dialogo tra la Terra e le emissioni di gas serra, e più nello specifico come il nostro Pianeta risponde alle emissioni. A suggerirlo è uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, e coordinato da Piers Sellers, ex astronauta della Nasa e direttore della Divisione Scienze della Terra del Goddard Space Flight Center, che è scomparso nel 2016. Allo studio hanno collaborato anche il Jet Propulsion Laboratory della Nasa e l’università dell’Oklahoma.
La ricerca, iniziata da Sellers nel 2015 e poi portata avanti dai collaboratori, si concentra sullo scambio di carbonio tra suolo, oceano e aria, che svolge un ruolo chiave nel determinare la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera e che è cruciale per prevedere il clima futuro. In particolare, i ricercatori hanno studiato la potenziale risposta della Terra ai cambiamenti climatici causati dalle emissioni di gas serra prodotti dalle attività umane e hanno delineato un metodo su come misurare al meglio questa risposta su scala globale.
Secondo il documento, l’attuale flotta internazionale di satelliti sta apportando miglioramenti nella misurazione dei gas serra, ma in futuro sarà necessario un sistema più sofisticato, in particolare occorrono più satelliti sia in orbita terrestre che geostazionaria. In quest’ottica, nei prossimi anni, rileva l’agenzia spaziale americana, la Nasa e le agenzie spaziali di Europa, Giappone e Cina lanceranno nuove missioni per monitorare i gas serra.
“La comprensione di come i sistemi viventi della Terra interagiscono con l’aumento dei gas serra in atmosfera è cambiata enormemente negli ultimi decenni” osserva Berrien Moore III, dell’università dell’Oklahoma. Negli anni ’80, aggiunge, si pensava che l’oceano assorbisse circa la metà delle emissioni annuali di carbonio e che le piante giocassero un ruolo minimo. Invece, ha aggiunto, ora i climatologi sanno che l’oceano e la terraferma assorbono insieme circa la metà di tutte le emissioni.
