
Lo studio
“Proprio come il termometro indica stati febbrili associati genericamente a patologie collegate a diversi sistemi e apparati fisiologici (quindi a infezioni in genere) – spiega Valenza – così questa nuova ricerca descrive un indicatore a carattere generale, derivato dalla teoria del caos applicata al semplice elettrocardiogramma, in grado di aiutare l’identificazione di stati generali di benessere e di malattia cardiovascolare e mentale”.
La ricerca ha testato per la prima volta le potenzialità di questa nuova diagnosi in diverse patologie come l’infarto del miocardio, il morbo di Parkinson, la depressione maggiore e il disturbo post-traumatico da stress ed è stata anche selezionata tra le nuove pubblicazioni rilevanti del Massachusetts General Hospital, l’ospedale di riferimento della Harvard Medical School.
“Lo studio metodologico – prosegue il ricercatore – è stato applicato su un totale di circa 100 pazienti e altrettanti controlli sani: dall’analisi della variazione della frequenza cardiaca nel tempo e, dopo l’applicazione di modelli probabilistici cosiddetti ‘complessi’ di sistemi cardiovascolari, si ottiene un indicatore che, rispetto a valori rilevati su soggetti sani, risulta alterato nel caso delle suddette patologie della mente”.
Lo studio, sottolinea Valenza, “rientra nell’ampia indagine del cosiddetto asse cuore-cervello su cui lavoriamo da diversi anni e ha come obiettivo l’inferenza di dinamiche neuronali/cerebrali a partire da quelle cardiovascolari, oltre che al loro studio congiunto”.
