
Coordinata da Edmund Chong della New York University, la ricerca è stata condotta nell’ambito della Brain Initiative promossa dai National Institutes of Health (Nih) degli Stati Uniti per sviluppare nuove tecnologie per comprendere i meccanismi di funzionamento dei circuiti cerebrali. Il risultato, secondo gli autori della ricerca, può essere considerato una “stele di Rosetta” per comprendere la lingua del sistema nervoso per quanto riguarda l’odore e la sua percezione.
I modelli matematici che hanno permesso di produrre il segnale elettrico corrispondente all’odore sono stati messi a punto dal Centro di neuroscienze e scienze cognitive dell’Iit a Rovereto coordinato da Stefano Panzeri, responsabile del laboratorio Neural Computation. Il segnale è stato quindi trasmesso al cervello utilizzando l’optogenetica, ossia la tecnica che tramite impulsi luminosi permette di accendere o spegnere i neuroni responsabili dell’analisi dell’informazione sensoriale.
“Finora sono state utilizzate per comunicare con le cellule nervose solo porzioni dell’alfabeto della loro lingua separatamente”, ha osservato Monica Moroni, dell’Iit e fra gli autori principali dello studio. “Ora abbiamo dimostrato come si fa a combinare le diverse lettere, che per noi sono l’attivazione di diversi gruppi di neuroni, per comporre nel tempo ‘frasi’ articolate e fornendo un messaggio direttamente ai neuroni con una articolazione senza precedenti”.
Potrebbe diventare così possibile dialogare con il cervello per capirne i malfunzionamenti, anche se sarà ancora necessario affinare maggiormente la gamma di “vocaboli” di questa nuova lingua per comunicare in maniere sempre più efficace e avere riscontri anche per quanto riguarda il cervello umano. Nel più lungo periodo i risultati dello studio aprono la strada alla riparazione degli organi di senso danneggiati mediante interfacce artificiali e protesi nervose che potranno dialogare efficacemente con il cervello.
