
Lo studio
I partecipanti allo studio sono stati reclutati in 33 unità di gastroenterologia pediatrica in 21 Paesi. L’analisi ha incluso 707 bambini, 645 dei quali hanno avuto una diagnosi di celiachia. Dai dati raccolti è emerso che una concentrazione di tTGA-IgA 10 volte superiore rispetto al normale e un test di EMA positivo avrebbe una valore predittivo positivo di 99,75, che arriverebbe a 100 quando il sintomo è il malassorbimento. L’aggiunta del test HLA non migliorerebbe, dunque, l’accuratezza diagnostica. Quando invece il paziente non ha livelli di tTGA-IgA superiori a 10, dovrebbero sottoporsi a endoscopia e biopsia per la conferma della diagnosi, e dunque il test di EMA sarebbe superfluo.
I vantaggi
“Più del 50% dei bambini con sintomi ed elevati livelli di anticorpi anti-transglutaminasi beneficeranno di questo approccio, risparmiando su oneri, rischi e costi”, ha dichiarato Koletzko alla Reuters Health. La ricercatrice tedesca e i suoi colleghi hanno condotto lo studio per convalidare le linee guida della Società Europea di Gastroenterologia Pediatrica, Epatologia e Nutrizione, secondo le quali la celiachia può essere diagnosticata senza biopsia, se i risultati sono confermati da EMA test e se il soggetto è positivo per HLA-DQ2/DQ8.
Fonte: Gastroenterology
di Anne Harding
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)
