Celiachia e dermatite erpetiforme

(Reuters Health) – Secondo una recente indagine online condotta negli USA, l’8% dei pazienti celiaci presentano anche dermatite erpetiforme. Oltre il 90% dei pazienti con dermatite erpetiforme ha un’enteropatia sensibile al glutine associata, ma la prevalenza di questa patologia dermatologica nei pazienti celiaci è ancora poco chiara.

Per approfondire l’argomento, Bridget E. Shields e colleghi, della Perelman School of Medicine di Philadelphia, hanno esaminato i dati relativi a 3.775 pazienti nella rete di ricerca alimentata dai pazienti iCureCeliac, basata su questionari della Celiac Disease Foundation.

Tutti i pazienti avevano ricevuto diagnosi di celiachia, celiachia refrattaria o dermatite erpetiforme.

Una definizione allargata di dermatite erpetiforme includeva tutti i pazienti con patologia autosegnalata, mentre una definizione più rigida comprendeva i casi di dermatite erpetiforme autosegnalati  doc diagnosi confermata da biopsia cutanea.

La prevalenza di dermatite erpetiforme in questo gruppo era del 2,17% considerando la definizione più rigida, e del 7,95%  con la definizione allargata.

Sia il gruppo con dermatite erpetiforme che quello con celiachia era composto prevalentemente da soggetti caucasici e di sesso femminile, ma le persone del gruppo con dermatite erpetiforme avevano un’età significativamente superiore al momento della diagnosi.

“I pazienti con celiachia hanno un rischio aumentato di linfoma a cellule T associato a enteropatia a causa dell’esposizione a lungo termine al glutine e a infiammazione intestinale. Ci sono evidenze che indicano che il rischio potrebbe essere ridotto limitando l’assunzione di glutine”, osservano gli autori. “Poiché una maggioranza di pazienti con dermatite erpetiforme presenta un’enteropatia soggiacente e i dermatologi potrebbero essere i primi a diagnosticare i pazienti con celiachia, questi professionisti dovrebbero consigliare una dieta che escluda il glutine e/o organizzare un follow-up con un gastroenterologo o un dietologo”.

Fonte: JAMA Dermatology
Will Boggs
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

 

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