I soggetti con bassi livelli di vitamina D potrebbero presentare un incremento del rischio di diabete di tipo 2. Lo suggerisce l’analisi di più di 900 soggetti tramite la quale è stato riscontrato che un livello di 25-OHD superiore a 30 ng/ml comporta un rischio di diabete pari ad un terzo rispetto a valori inferiori, e se la concentrazione di 25-OHD arriva al di sopra di 50 ng/ml il rischio scende ad un quinto, come affermato dall’autrice Sue Park dell’università nazionale di Seoul.
La natura epidemiologica dello studio, tuttavia, non consente di stabilire rapporti di causalitĂ . Sono necessarie ulteriori ricerche per stabilire se elevati livelli di 25-OHD possano prevenire il diabete di tipo 2 o la transizione da prediabete a diabete, ma il presente studio si unisce alle ricerche passate nel suggerire la presenza di una forte associazione.
Nelle ricerche precedenti i dati in materia non sono stati univoci, e sinora non erano disponibili dati su concentrazioni di 25-OHD prossime al limite del range di normalità . Nel complesso è stato riscontrato che il 77% degli adulti statunitensi presentano deficit di vitamina D, e la prevalenza è raddoppiata dal 1980.
Nel campione studiato, peraltro, la prevalenza dei deficit di vitamina D potrebbe essere inferiore al solito,dato che esso è stato raccolto nella California meridionale, una zona soleggiata ed in cui il bel tempo dura tutto l’anno, e caratterizzata inoltre da elevati standard educativi, livelli socioeconomici superiori ed elevata prevalenza della razza bianca. (PLoS One. 2018; 13: e0193070)



