
Lo studio
Shen e colleghi hanno scoperto che i bambini ad alto rischio che in seguito hanno sviluppato un disturbo dello spettro autistico presentavano un aumento del volume del liquido cerebrospinale extra-assiale tra i 6 e i 24 mesi di età . Questo aumento è stato associato con la gravità dell’autismo evidenziato a 36 mesi di vita. La coorte era composta da 343 bambini, 221 dei quali ad alto rischio – per la presenza in famiglia di un fratello più grande con disturbo dello spettro autistico – e 122 invece a basso rischio.
Le evidenze
I ricercatori hanno rilevato che i bambini ad alto rischio- che sviluppavano in seguito un disturbo dello spettro autistico – presentavano a 6 mesi un volume aumentato di liquido cerebrospinale extra-assiale. Il volume rimaneva elevato in maniera significativa per 24 mesi. Inoltre, in questi bambini la quantità media volumetrica di liquido crebrospinale extra-assiale era maggiore di 12,20 cm cubici rispetto a quella dei bambini ad alto rischio che non sviluppavano il disturbo e maggiore di 12,14 cm cubici rispetto ai neonati a basso rischio. I livelli di liquido cerebrospinale extra-assiale non differivano significativamente tra bambini ad alto rischio che non sviluppavano in seguito ASD e bambini a basso rischio. Il valore predittivo della misurazione del volume di liquido cerebrospinale extra-assiale a sei mesi di vita, nei bambini classificati ad alto rischio, ha mostrato una precisione complessiva dal 69% al 72%, una sensibilità dal 66% all’80% e una specificità dal 67% al 68%. Il volume di liquido cerebrospinale extra-assiale a 6 mesi è risultato anche correlato in modo significativo con scarse capacità motorie, mentre nessuna associazione è emersa con la capacità verbal e la visione. “Questa scoperta ha una grande potenziale importanza per la nostra comprensione dell’autismo – dice Joseph Piven, uno degli autori dello studio – in quanto identifica un possibile sottogruppo di individui autistici con un marcatore biologico comune e fornisce un bersaglio terapeutico in questo sottogruppo di ammalati”.
Fonte: Biol Psychiatry 2017
Will Boggs MD
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
