
I risultati
A 90 giorno dall’inizio dello studio, nei gruppi trattati con bumetanide è stato osservato un miglioramento dei valori sulla Scala CARS (Childhood Autism Rating Scale) significativamente maggiore rispetto ai gruppi trattati con placebo. Ventitre dei 52 pazienti trattati con bumetanide hanno mostrato una riduzione di oltre 6 punti della CARS durante lo screening alla 90 giornata, mentre un pari miglioraento è stato osservato solo in un paziente dei 23 pazienti trattati con placebo. Il miglioramento della CARS tendeva ad essere maggiore nei pazienti più grandi (9-18 anni) rispetto ai pazienti più giovani (2-8 anni).
Il meccanismo d’azione
“I disturbi di sviluppo come l’autismo si verificano nella vita uterina o durante le prime fasi di vita postnatale e sono associati ad alterazioni dello sviluppo cerebrale che portano a connessioni neuronali anomale o inadeguate che sono la causa della malattia – spiega Ben-Ari – uno squilibrio chimico a livello dei neuroni che presentano alterazioni delle connessioni è la causa principale del disordine autistico. Bumetanide agisce solo sui neuroni che hanno una elevata concentrazione intracellulare di cloro e non su quelli normofunzionanti. Siamo convinti che i farmaci che agiscono in modo mirato sui neuroni che non si sono evoluti normalmente rappresentino un promettente approccio per il trattamento dei disturbi cerebrali”. Altre ricerche hanno evidenziato che bumetanide può sedare le allucinazioni refrattarie ad altri farmaci nella schizofrenia. “Questo studio francese dimostra che bumetanide alla dose di 1,0 mg due volte al giorno può essere la formula ottimale nel trattamento dell’autismo, inoltre è anche un esempio di come un vecchio farmaco può essere utilizzato per nuovi impieghi”, sottolinea Feiyong Jia della Jilin University di Changchun in Cina.
Il parere dell’esperto nostrano
“I meccansimi con cui bumetanide migliora i sintomi principali dell’autismo sono ancora sconosciuti – afferma Enrico Cherubini dell’EBRI, Fondazione Rita Montalcini – non sono sicuro che questo farmaco agisca solo modificando la direzione d’azione degli ioni cloro (da depolarizzante a iperpolarizzante) come suggerito dall’effetto paradossale delle benzodiazepine, esso potrebbe esercitare altri effetti ancora sconosciuti non legati all’azione depolarizzante del GABA”. In teoria, questo farmaco dovrebbe essere più utile in quei casi in cui è stata rilevata una chiara carenza del segnale GABAergico (ad esempio, nei casi in cui c’è una co-morbidità con l’epilessia), secondo Cherubini, che ha osservato come tuttavia in questo studio siano stati esclusi per ovvei ragioni questi casi, proprio per evitare l’interruzione della terapia antiepilettica. Cherubini ritiene che bumetanide potrebbe essere utile per migliorare in maniera transitoria alcuni sintomi autistici.
Translational psychiatry
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)
