Ausili assorbenti. Cav. Diomede: “Nettamente contrari all’introduzione di voucher che andrebbero ad incidere sulla qualità del servizio”

Il tema dell’utilizzo dei voucher per la gestione delle gare per le forniture di ausili assorbenti è teatro di un dibattito che include istituzioni, regioni e associazioni di pazienti. Abbiamo affrontato direttamente il tema con il Cavalier Francesco Diomede, Presidente della Federazione italiana incontinenti e disfunzioni del pavimento pelvico (Fincopp) e Vicepresidente nazionale della Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO)

Parliamo delle gare per la fornitura di ausili assorbenti alle persone incontinenti. Qual è l’attuale contesto italiano?

Purtroppo in Italia, nella stragrande maggioranza dei casi, le gare avvengo al prezzo minore. Minor prezzo equivale a forniture non adeguata rispetto alle esigenze dell’utente. In altre parole, servirebbe appropriatezza di prescrizione in base alle necessità degli incontinenti che deve variare per numero di pezzi, tipologia e assorbenza dei prodotti. Le gare fatte al minor prezzo non garantiscono tutto questo. Ovviamente la colpa non è delle aziende che partecipano agli appalti sulle forniture, ma è soprattutto delle centrali di acquisto e delle aziende sanitarie locali che, per risparmiare e per raggiungere gli obiettivi che ogni regione determina autonomamente, tendono al ribasso. Sono circa 15 anni che succede questo. Ma i problemi non si fermano qui. Non esiste un audit civico, nessuno è interessato a farlo. Molte volte noi ci siamo proposti di fare l’audit sui prodotti che consegnano, ma non ci è mai stato possibile.

Ma non vengono fatti dei controlli nelle forniture?

Purtroppo no, e questo in tutta Italia. I controlli inadeguati nelle forniture fanno sì che anche la fornitura stessa non sia appropriata, eppure basterebbe garantirne un minino per dare dignità alle persone con problemi di incontinenza. Non dobbiamo pensare che questo problema sia uguale per tutti coloro che ne soffrono; al contrario, ad ogni gravità di incontinenza dovrebbero corrispondere gli ausili più appropriati. Se un prodotto non è adeguato, infatti, può generare irritazioni alla cute, infezioni, dermatiti e in generale maggior carico assistenziale.

E questo non genera ulteriori costi indiretti?

Assolutamente sì. Quando un ausilio assorbente non è adeguato deve essere cambiato più spesso e questo porta a maggiori consumi e maggiore inquinamento perché non dobbiamo dimenticare che questi prodotti devono essere smaltiti e non vengono riciclati. Purtroppo i tagli alla sanità degli ultimi anni hanno interessato anche questo comparto e mi permetto di dire che ormai siamo arrivati ai limiti della dignità umana.

A livello legislativo com’è la situazione?

Non siamo messi bene. La Conferenza Stato Regioni del 24 gennaio 2018 prevedeva l’attivazione di Centri di 1°, 2° e 3° livello e dei PDTA per la governance della persona incontinente. Questo avrebbe permesso la presa in carico completa dei pazienti anche con la consulenza di esperti per l’appropriatezza degli ausili. Bene, questi percorsi non sono ancora stati attivati da quasi nessuna regione. Ciò è gravissimo perché le persone non devono essere lasciate sole nella scelta, ma devono essere accompagnate da esperti nella valutazione delle loro necessità di incontinente prima e nell’ausilio più appropriato da adottare poi.

In questo contesto spesso si è parlato di voucher; come funziona questo sistema?

Il meccanismo prevede la distribuzione dei voucher ai cittadini, che ne fanno richiesta, da parte delle aziende sanitarie locali. Possiamo paragonarli a dei buoni pasto che poi possono essere utilizzati nei supermercati o nelle farmacie per comprare il dispositivo assorbente, eventualmente integrando a proprie spese il prezzo di acquisto per un ausilio migliore. Si pongono però diversi problemi a cominciare dal fatto che il voucher è inflativo ed è altamente improbabile che i governi, ogni tre, quattro anni, si mettano ad aumentarne il valore. Inoltre, il voucher potrebbe essere utilizzato anche per altri prodotti al di fuori dei pannoloni. Il rischio sul lungo periodo, poi, è anche quello che le aziende produttrici possano aumentare il prezzo dei pannoloni che porterebbe alla diminuzione di numero di pezzi e della qualità della fornitura in base alle esigenze. Infine, essendo un sistema gestito unicamente dalle regioni, si andrebbero ad aumentare le differenze territoriali proprio perché non ci sarebbe una gestione centralizzata, nazionale. Senza contare poi il fatto che il ministero della Salute, nel “Gruppo di lavoro sull’incontinenza urinaria e fecale”, istituito con Decreto nel 2015, più volte interpellato da noi in qualità di FAVO-FINCOPP, si è espresso negativamente a proposito dei voucher ed ha assunto una posizione nettamente contraria.

Qual è quindi la posizione dell’associazione al riguardo?

Noi crediamo che il voucher sia in antitesi al governo clinico dell’appropriatezza voluta dalla Conferenza Stato-Regioni. Crediamo invece che l’utente incontinente e il suo caregiver vadano supportati anziché abbandonati nelle scelte. Siamo contrari anche perché il valore economico del voucher difficilmente sarebbe collegato al valore reale del mercato e questo porterebbe con grande probabilità, un innalzamento dei prezzi dei pannoloni a seguito dell’introduzione dei voucher stessi e andrebbe ad incidere negativamente anche sul sistema delle gare di appalto riducendo il potere di acquisto delle centrali di acquisto e delle regioni. La presa in carico del paziente da parte del Servizio Sanitario Nazionale fa sì che un ausilio venga fornito gratuitamente alla persona che ne ha bisogno. Con il voucher questo sistema viene meno e anzi potrebbe rappresentare il primo passo verso la perdita della gratuità dei dispositivi medici.

Alla luce di quanto detto, chi ha interesse a far decollare i voucher?

Le lobby dei pannoloni, e alcuni movimenti che si prestano a questo gioco. L’unico vantaggio dei voucher sarebbe per le multinazionali che fanno business con la comunicazione. È chiaro che a guadagnarci sarebbero solo le aziende in grado in spendere milioni di euro in campagne pubblicitarie, spesso forvianti sulle necessità dell’utente.

Cosa si potrebbe fare per migliorare le cose?

Prevedere delle gare di appalto regionali ad un prezzo dignitoso che consenta di salvaguardare sia la qualità e quantità degli ausili. Quindi buona qualità e meno costi per le famiglie e per i servizi sanitari regionali. Quello che chiediamo sono nuovi modelli e basta tagli. Ciò che la pandemia sta insegnando è proprio che serve investire e noi ci auguriamo che questo venga fatto soprattutto per dare risposte concrete alle persone che soffrono di incontinenza, assicurando forniture appropriate. È questo il momento giusto per investire, è questo il momento giusto per spingere sull’attivazione dei Centri, questo sarebbe il vero risparmio di risorse anche nel lungo periodo. Per questo l’Associazione ha chiesto al ministro Roberto Speranza l’attivazione di un Tavolo ministeriale ristretto e permanente per monitorare le Regioni nell’attuazione dell’accordo Conferenza Stato-Regioni.

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