Anche le scimmie parlano in dialetto

Scimmie Campbell

Le stesse specie di scimmie che abitano in regioni geografiche diverse utilizzano i proprio segnali di allarme in modo differenziato per avvertire i propri simili dai predatori in arrivo: un recente studio ha infatti dimostrato che i richiami delle scimmie hanno una struttura più sofisticata di quanto si pensasse. I vocalizzi delle scimmie di Campbell presentano una distinzione fra radici e suffissi, e la loro combinazione consente alle scimmie di descrivere tanto la natura di una minaccia che il grado di pericolo che comporta. Le scimmie sono state osservate in due siti: la foresta Tai in Costa d’Avorio e l’isola Tiwai in Sierra Leone. I predatori a cui le scimmie sono esposte nei due siti sono diversi: nel primo casi, si tratta di leopardi, mentre nel secondo si tratta di aquile. Confermando linguisticamente alcune ipotesi effettuate inizialmente dai primatologic, la combinazione fra radici e suffissi distinti giunge a risultati completamente diversi: ad esempio, “hok” segnala gravi minacce aeree (di solito aquile), mentre “hok-oo” può essere impiegato per una varietà di fattori di disturbo aerei generici. Il suffisso “-oo” dunque è una sorta di attenuante. Nella foresta Tai “krak” di solito è l’allarme convenzionale connesso ai leopardi, ma a Tiwai viene impiegato come allarme generico contro ogni sorta di minacce, comprese le aquile. A lungo termine, questa ricerca dovrebbe aiutare ad iniziare lo sviluppo di una forma di “linguistica dei primati”, ossia l’applicazione di metodi sofosticati dalla linguistica formale contemporanea ai sistemi di comunicazione animale. (Linguistics and Philosophy, 2014; 37: 439)

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