AML ad alto rischio/secondaria di nuova diagnosi: daunorubicina e citarabina migliorano sopravvivenza globale nei pazienti anziani

Daunorubicina e citarabina di Jazz Pharmaceuticals, a cinque anni, mantengono il miglioramento della sopravvivenza globale rispetto a chemioterapia 7+3 nei pazienti anziani con leucemia mieloide acuta (AML) ad alto rischio/secondaria di nuova diagnosi.

È quanto emerge da un’analisi prospettica pianificata e finale a cinque anni di uno studio fondamentale di Fase 3, che ha messo a confronto gli outcome clinici del farmaco noto anche come CPX-351, con chemioterapia 7+3 in questa popolazione di pazienti.

I dati dell’analisi sono stati pubblicati sotto forma di poster in occasione del Congresso annuale virtuale dell’Associazione europea di ematologia (EHA) e condivisi – sempre sotto forma di poster- in occasione del meeting annuale virtuale della Società americana di oncologia clinica (ASCO), che si è tenuto alla fine di maggio.

“I tumori ematologici come la AML ad alto rischio/secondaria progrediscono rapidamente e sono potenzialmente mortali”, dice Carlo Bianciardi, General Manager e Amministratore Delegato di Jazz Healthcare Italy srl. “Il vantaggio in termini di sopravvivenza globale di CPX-351 osservato nell’analisi dei dati a cinque anni offre una vera speranza ai pazienti e alle loro famiglie per il trattamento di questo tumore devastante”.

Lo studio
Lo studio di fase 3 era un trial in aperto, randomizzato su 309 pazienti con un’età compresa tra i 60 e i 75 anni, affetti da AML ad alto rischio/secondaria di nuova diagnosi sottoposti ad uno o due cicli di induzione con CPX-351 o 7+3 seguiti da una terapia di consolidamento con un regime analogo. L’endpoint primario era la sopravvivenza globale.

Il tasso di sopravvivenza stimato con il metodo Kaplan-Meier era più elevato per CPX-351 che per 7+3 a tre anni (21% vs 9%) e a cinque anni (18% vs 8%). Le reazioni avverse segnalate con CPX-351 erano generalmente in linea con il profilo di sicurezza noto della terapia con citarabina e daunorubicina nello studio di fase 3.

I dati di follow up
I dati osservati durante il follow-up di cinque anni dimostrano che il miglioramento della sopravvivenza globale (OS) mediana con CPX-351 è stato mantenuto nella popolazione di studio totale e nei pazienti che hanno ottenuto una remissione completa (CR) o una CR con recupero incompleto delle piastrine o dei neutrofili (CRi), nonché nei pazienti sottoposti a trapianto di cellule emopoietiche (HCT).

Dopo un follow-up mediano di 60,65 mesi (10°-90° percentile: 58,22-63,90), si è mantenuta una migliorata OS mediana con un hazard ratio molto stabile e in linea con la precedente analisi dell’endpoint primario (HR=0,70 [IC 95%: 0,55-0,91]). In pazienti che hanno raggiunto CR o CRi (CPX-351: n=73 [48%]; 7+3: n=52 [33%]), la OS mediana è migliorata con CPX-351 versus 7+3 (21,72 versus 10,41 mesi).

Più di un terzo dei pazienti (53/153; 35%) ha ricevuto HCT dopo aver ricevuto CPX-351, rispetto a un quarto dei soggetti trattati con 7+3 (39/156; 25%).

Tra coloro che sono stati sottoposti a HCT, il tasso di sopravvivenza stimato con il metodo Kaplan-Meier prendendo come punto di riferimento la data dell’HCT era più elevato per CPX-351 che per la chemioterapia 7+3 a cinque anni (52% vs non stimabile).

Inoltre, la OS mediana prendendo come punto di riferimento la data dell’HCT non è stata raggiunta per CPX-351 rispetto ai 10,25 mesi per 7+3 (HR=0,51 [IC 95%: 0,28–0,90]). Tra i pazienti che hanno ottenuto CR o CRi, 41/73 (56%) nel braccio CPX-351 e 24/52 (46%) in quello 7+3 successivamente sono stati sottoposti a HCT. In questi pazienti, la OS mediana prendendo come riferimento la data dell’HCT non è stata raggiunta per CPX-351 versus 11,65 mesi per 7+3.

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