
I cosiddetti “alimenti di conforto” sono spesso quei cibi che i nostri parenti ci preparavano quando eravamo piccoli: se manteniamo un’associazione positiva con la persona che ce li preparava, ci sono buone probabilità che saremo attratti verso quelle stesse pietanze durante i periodi tristi o di isolamento, da grandi. Secondo gli psicologi, questo fenomeno può essere compreso come forma di condizionamento classico.
Alcuni studi passati avevano dimostrato che gli “alimenti di conforto” possono ridurre i sentimenti di rifiuto ed isolamento. Dato che questi alimenti hanno una funzione sociale, essi risultano particolarmente attraenti quando ci sentiamo soli o emarginati, e ciò aiuta a comprendere come mai potremmo mangiarne anche quando siamo a dieta o non abbiamo fame. Dato che le minacce al senso di appartenenza sono correlate a rischi per la salute fisica e mentale, è importante comprendere come gestire queste forme di vulnerabilità ed il ricorso agli alimenti di conforto è un metodo tramite il quale le persone possono sentirsi connesse ed al sicuro. (Appetite, 2015; 90: 5)

 
                                         
                                 
                                 
                                