
Lo studio ha coinvolto 891 persone che avevano avuto sintomi lievi o moderati di Alzheimer. Alcuni hanno assunto il farmaco da solo, altri in combinazione con altri trattamenti che stavano già assumendo, e il resto ricevuto un placebo. Alla fine del periodo di studio di 15 mesi, i test di abilità mentale hanno rivelato che in coloro che assumevano il farmaco da solo (circa il 15% del campione) sia le abilità cognitive che quelle di svolgere i compiti quotidiani, come ad esempio vestirsi e nutrirsi, si erano deteriorate ”significativamente più lentamente” rispetto a quelli trattati con placebo.
Risonanze magnetiche hanno inoltre rivelato che l’atrofia cerebrale nei pazienti trattati con Lmtx risultava ridotta tra il 33 e il 38%, rispetto a quelli trattati con il placebo. “Ci sono stati significativi effetti clinici nei pazienti che assumono il farmaco in monoterapia, e nessun effetto nei pazienti che assumono come aggiunta ad altri farmaci”, ha chiarito Claude Wischik, amministratore delegato di, azienda produttrice. D’altronde è il primo successo da anni a questa parte nel settore. I farmaci attualmente prescritti ai malati di Alzheimer, infatti, aiutano in parte a controllare i sintomi, ma non impediscono il deterioramento del cervello.
