All’Expo la dieta mediterranea diventa scienza

shutterstock_74740138All’Expo, la dieta mediterranea diventa oggetto di dibattito scientifico. Per discutere del tema “Esiste ancora una dieta mediterranea?” si sono incontrate all’Expo istituzioni come Cnr, Ciheam-Bari, Enea, Forum on Mediterranean Food Cultures e hanno convenuto su un punto: la dieta mediterranea, proprio per le proprietà intrinseche al cibo di questa parte del mondo, è da considerarsi patrimonio da salvaguardare e modello alimentare da studiare.

Si tratta di un modello che “negli anni si è distinto per i suoi vantaggi per la salute e per l’ambiente”, ha detto il Direttore del Ciheam di Bari, Cosimo Lacirignola. “Siamo qui per discutere uno schema in continua evoluzione. Certamente nutrirsi con prodotti come l’ olio extravergine di oliva contribuisce a combattere alcune malattie legate alla cattiva alimentazione, ma è l’insieme delle proprietà della dieta mediterranea che può avere effetti benefici sulla salute”.

Il modello può essere uno dei principali strumenti per combattere l’obesità, ed è proprio questo il concetto che ha voluto sottolineare il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nel suo messaggio inviato al convegno. “La dieta mediterranea – ha affermato – costituisce un modello ottimale, in grado di apportare miglioramenti tanto alla salute quanto all’economia locale. Va salvaguardata da tutti i punti di vista”. A mettere in luce i vantaggi della dieta mediterranea dal punto di vista ambientale, il delegato per Expo per il Parlamento UE, Paolo De Castro, secondo il quale “la crescita della popolazione e della domanda di cibo e di proteine animali da parte dei Paesi asiatici ha portato stress in alcuni territori, in primis quelli africani.

Il land-grabbing è solo all’inizio, è uno sfruttamento di risorse non sostenibile. Da questo punto di vista la dieta mediterranea rappresenta anche un modello culturale, che va sostenuto”. Secondo Ambrogio De Ponti di Unaproa, che ha mostrato i dati di una ricerca Nomisma, “il calo del consumo di frutta e verdura in Italia è una tendenza pericolosa. Vi è una correlazione in Occidente tra alcune malattie e scarso consumo di frutta e verdura”. Per questo anche il Cnr si sente coinvolto nelle ricerche sulla dieta. “È un’esposizione che ha sicuramente bisogno di contenuti. Noi abbiamo dato il nostro contributo con “Vivaio ricerca”, programma di 24 eventi scientifici per spiegare, come oggi con la dieta mediterranea, cosa fare per migliorare l’accesso al cibo nel mondo”.

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