Risonanza magnetica: sicura anche per portatori di pacemaker “vecchio stile” e defibrillatori

(Reuters Health) – Anche i portatori di pacemaker di vecchia generazione possono sottoporsi a una risonanza magnetica, in sicurezza. Questo è ciò che si evince da uno studio statunitense pubblicato sul New England Journal of Medicine. 

La premessa
Le persone portatrici di dispositivi impiantabili sono spesso escluse dalla risonanza magnetica (MRI) per il rischio connesso che i campi magnetici emessi da questi strumenti di imaging possano surriscaldare i fili conduttori dei dispositivi impiantati nel cuore e interferire con le funzioni elettroniche del pacemaker. Proprio questo motivo i dispositivi impiantabili più recenti – “MRI-adattabili” – vengono progettati per ridurre tale rischio, ma ciò non cambia che 8 milioni di persone in tutto il mondo non portano i nuovi dispositivi e un’analisi del 2005 ha stimato che almeno la metà di queste persone avrà bisogno di una risonanza magnetica nel corso della vita.

Lo studio
Robert Russo del Scripps Research Institute di La Jolla, in California e colleghi hanno utilizzato un registro, messo a punto nel 2009, che ha registrato i casi di adulti con un defibrillatore programmabile o un pacemaker impiantato dopo il 2001 e che sono stati sopposti a risonanza magnetica. Se il paziente aveva una frequenza cardiaca adeguata di almeno 40 battiti al minuto, i dispositivi venivano disabilitati, se la frequenza era inferiore, i dispositivi venivano fissati per renderli insensibili ai battiti ad un tasso costante, eliminando la consueta risposta di aggiustamento dei battiti da parte del dispositivo. Ovviamente tutte le impostazioni modificate sono state ripristinate dopo la risonanza. In totale nello studio sono stati valutati 818 pazienti portatori di pacemaker e 500 con defibrillatori impiantabili, provenienti da 19 centri degli Stati Uniti. Tre quarti delle risonanze magnetiche sono state effettuate su cervello o colonna vertebrale, mentre la zona del torace non è stato considerata.

Le conclusioni
Nessuno dei pazienti sottoposti alla risonanza magnetica è morto e uno solo ha avuto bisogno di sostituire il defibrillatore – probabilmente per un guasto del generatore avvenuto prima della risonanza. Inoltre, sei pazienti hanno avuto problemi di aritmia temporanea che è andata correggendosi nel giro di due giorni. Altri sei hanno avuto la necessità di resettare i loro dispositivi ma solo per qualche problema che riguardava le informazioni di identificazione del paziente. Vi sono stati cambiamenti nella tensione elettrica, ma relativamente piccoli e non clinicamente significativi. Inoltre, il numero di risonanze magnetiche a cui i pazienti si sono sottoposti non sembra aver avuti alcun impatto sul rischio. Ricordando che lo studio non ha indagato l’effetto di MRI nell’area del torace, gli esperti hanno voluto sottolineare la necessità di interpretare i risultati con cautela.

Fonte: N Engl J Med 2017.

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