Zanzare, zecche, pappataci. I consigli dei microbiologi per evitare i rischi legati alle punture

Zanzare, zecche, pappataci possono trasmettere a noi, e ad altri animali, patogeni in grado di causare malattie fastidiose e potenzialmente gravi. L’Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli) ha ricordato i rischi e le indicazioni per difendersi, a casa e in vacanza. Nel caso di viaggi all’estero, soprattutto verso destinazioni tropicali, la prima precauzione è quella di rivolgersi, prima della partenza, ad un centro specializzato nella medicina dei viaggi, che sarà in grado di suggerire eventuali misure di profilassi. E al rientro a casa, se si notano febbre o altri malesseri, sarà opportuno rivolgersi tempestivamente a un reparto di malattie infettive.

Ma ci sono rischi anche per chi rimane in Italia. L’effetto combinato dell’aumento degli spostamenti delle persone e dei cambiamenti climatici ha fatto sì che molti patogeni un tempo confinati nelle regioni tropicali si siano ambientati anche alle nostre latitudini. “I nemici da cui guardarsi – ha sottolineato Concetta Castilletti, coordinatore del Gruppo di lavoro sulle infezioni virali emergenti (Glive) dell’Amcli – sono essenzialmente tre: le zanzare, i flebotomi o pappataci, le zecche. La zanzara, e più specificamente la culex pipiens, la più diffusa nel nostro Paese, è uno dei serbatoi del Virus del Nilo occidentale ormai endemico in molte aree dei paesi Europei e del bacino mediterraneo, tra cui l’Italia”.

Chi viene punto da una zanzara infettata dal virus nella maggior parte dei casi (80%) non sviluppa alcun sintomo, ma in un caso su cinque potrebbe sviluppare febbre, mal di testa, eruzioni cutanee, dolori articolari e muscolari. In rari casi, circa uno su 150, il virus raggiunge il sistema nervoso centrale, causando encefalite o meningite, accompagnate da sintomi quali rigidità del collo, disorientamento. “Il flebotomo o pappatacio è invece il vettore del virus Toscana (Tosv) – ha proseguito Giada Rossini segretario del Gruppo di lavoro Glive-Amcli – Nella maggior parte dei casi questo virus provoca una lieve forma febbrile, ma nelle forme più gravi può causare mal di testa, febbre, nausea, vomito e dolori muscolari, eritemi cutanei maculo-papulari, sino a meningiti e meningoencefaliti. Oltre al Tosv, i pappataci trasportano altri patogeni, in particolare la Leishmania, un protozoo parassita che causa la leishmaniosi, malattia particolarmente pericolosa per i cani ma che può colpire anche l’uomo, specialmente i bambini, gli anziani e i soggetti fragili”.

“C’è poi la zecca – ha, inoltre, spiegato Luisa Barzon, referente del Laboratorio di riferimento della Regione Veneto per gli arbovirus e altri patogeni emergenti – che è in grado di trasmettere virus, batteri e protozoi patogeni per l’uomo, come la malattia di Lyme, la rickettsiosi, la tularemia, l’ehrlichiosi. Nel nostro Paese il pericolo maggiore è costituito dal virus dell’encefalite da zecche. Dopo il morso di una zecca infetta, circa il 70% delle persone sviluppa un’infezione asintomatica o paucisintomatica. Il restante 30% sviluppa sintomi simil-influenzali con febbre alta, mal di testa, stanchezza, dolori ai muscoli e alle articolazioni della durata di una settimana”.

Come difendersi?
Maria Rosaria Capobianchi, consulente per la ricerca, ospedale Sacro Cuore Don Calabria Irccs, Negrar di Valpolicella (Verona) ha sottolineato l’importanza di pochi semplici accorgimenti. Serve “trattare le caditoie di propria pertinenza con prodotti larvicidi, evitare ristagni d’acqua, mettere al riparo dalla pioggia tutto ciò che può raccogliere acqua, introdurre pesci in vasche e fontane così da poterle bonificare, chiudere ermeticamente i recipienti che non possono essere spostati, svuotare giornalmente i sottovasi ed altri recipienti, tagliare periodicamente l’erba e controllare lo sviluppo della vegetazione”.

“La prevenzione più efficace – ha proseguito – consiste nel ridurre la probabilità di subire punture: è buona norma dunque proteggere gli ambienti di casa, per esempio usando le zanzariere alle finestre, ed utilizzare repellenti che abbiano una significativa concentrazione di principio attivo in modo da poter essere efficaci per parecchie ore”. Per l’encefalite da zecca esiste un vaccino per l’adulto (da somministrare a partire dai 16 anni) e uno pediatrico. Il vaccino non protegge contro altri virus e batteri che possono essere trasmessi da punture di zecca, pertanto è necessario adottare comunque tutte le precauzioni possibili per evitare punture di zecca nelle zone a rischio, come l’utilizzo di apposite calzature, coprendo gambe e braccia con indumenti adeguati.

“Il nostro impegno – ha concluso Pierangelo Clerici, presidente Amcli Ets – è quello di promuovere e sostenere le attività dei laboratori di microbiologia clinica dedicate alla diagnosi di conferma delle infezioni, che devono essere eseguite ricercando direttamente la presenza del virus nel sangue o in altri fluidi biologici come il liquor e le urine, o indirettamente, attraverso l’uso di test sierologici per la ricerca di anticorpi virus-specifici. La diagnosi microbiologica precoce e corretta è uno dei punti cardine del sistema sorveglianza”.

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